Sessantotto anni, un passato da amministratore quando la Dc veleggiava e ad Alatri prendeva percentuali incredibili. Da qualche anno, ha iniziato una seconda vita in Sud America, dove ha un'attività imprenditoriale. Parliamo dell'ex sindaco Italo Cianfrocca, trasferitosi in Venezuela, paese al centro dell'attenzione internazionale per la grave crisi che sta vivendo. Lo abbiamo intervistato per conoscere la sua situazione e cosa pensa di quel che sta accadendo.
Dove si trova?
«Vivo in un paese di 27.000 abitanti che si chiama Mantecal, regione di Apure, un luogo noto sotto il profilo turistico e per la produzione di carne, latte, formaggi. Sono qui dal 2001».
Cosa fa in Venezuela?
«Amministro un hotel con 52 stanze, ricevuto in eredità. Adesso, sto rimodellando alcuni locali commerciali».
Come era la situazione sociale e politica quando è arrivato e come è evoluta in questi anni?
«Quando arrivai c'erano tutte le potenzialità economiche e finanziarie di un paese produttore di petrolio. Ricordo che andavo in banca per cambiare liberamente i dollari da mandare alla famiglia e dove per comprare un dollaro americano bisognava investire solo 140 bolivares (la moneta venezuelana). Oggi il dollaro è stato messo fuori legge, ma i prezzi sono sono schizzati alle stelle. C'è scarsità su ogni fronte».
Quale motivazione ha dato agli ultimi cambiamenti che hanno interessato il Paese?
«Hanno un solo nome: potere per il potere. Viviamo in una realtà isolata dalla comunità internazionale».
È cambiata la percezione della sicurezza: la comunità italiana lì presente può essere considerata un bersaglio?
«La sicurezza lascia molto a desiderare, ma nella cittadina in cui vivo si respira un'aria relativamente tranquilla. Non mi risulta che gli italiani siano un bersaglio, anzi sono molto apprezzati».
Cosa si augura per il futuro del Venezuela?
«Questo paese non può proseguire su questa strada, sta letteralmente sanguinando... Tutto il Venezuela reclama un cambio di direzione politica e quindi di governo».