Manganellate e minacce di morte per un cane. Una storia incredibile, quella che arriva da Sant'Ambrogio sul Garigliano, dove i carabinieri della Stazione di Sant'Apollinare coordinati dal maresciallo Sica della Compagnia di Cassino, guidata dal capitano Ivan Mastromanno, sono dovuti intervenire a seguito di una violenza senza precedenti. Tutto per un randagio che, secondo l'aggressore, sarebbe stato ingiustamente allontanato. A bussare a Ferragosto a casa della vittima, un uomo di 61 anni di Sant'Ambrogio, è stato un suo compaesano di 36. A detta del giovane, poi finito nei guai, il sessantenne si sarebbe reso responsabile dell'allontanamento di un randagio che viveva in paese, a cui la madre era particolarmente affezionata. A suo dire, la vittima avrebbe volontariamente portato via il cane, provocando una grande sofferenza alla madre. E giù randellate senza tregua.

Le contestazioni
Come poi accertato dai carabinieri della Stazione di Sant'Apollinare, il trentaseienne (già noto per reati analoghi) avrebbe dapprima minacciato di morte il "responsabile" della scomparsa improvvisa dell'animale. Poi con un manganello, lo avrebbe colpito alla testa e nella parte superiore del corpo con una violenza inaudita e senza voler ascoltare alcuna ragione.
Per la vittima si è reso necessario il trasferimento in ospedale a Cassino, dove i medici del Santa Scolastica dopo le cure del caso hanno riscontrato un politrauma alla spalla sinistra e alla regione orbicolare, nonché dell'orecchio destro: ferite ritenute guaribili in dieci giorni. Per il trentaseienne, rintracciato dagli uomini del maresciallo Sica, è scattata una denuncia per lesioni personali aggravate e minaccia grave con l'utilizzo di un'arma impropria.