«I Comuni sulla base di un contratto, non sulla base di una parola data che tra gentiluomini dovrebbe già valere come contratto, hanno preso impegni che sono giuridicamente vincolanti; abbiamo affidato progettazioni e lavori, chi paga ora i progettisti e le aziende che stanno eseguendo i lavori? Non abbiamo fondi, faremo un buco di bilancio. E qualcuno sarà chiamato a rispondere di danno erariale».

La dichiarazione, rilasciata a Repubblica, è del presidente dell'Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro. Parole che dimostrano come il livello dello scontro sul congelamento dei fondi per le periferie sia ancora elevato. A farsi largo è, adesso, l'ipotesi di danno erariale, nella vertenza che contrappone i sindaci al governo sul nodo periferie. Il negoziato apertosi dopo la rivolta appare lungo e complicato. Sono soprattutto i primi cittadini del Pd e di Forza Italia a muoversi, ma i timori più grandi per la maggioranza Lega-M5S arrivano in particolare dall'impegno annunciato da molti sindaci eletti in liste civiche e indipendenti, capaci di mobilitare e spostare in questa battaglia consensi sul territorio. Un timore che sta portando in queste ore il Ministero dell'Economia a fare simulazioni per capire come recuperare i finanziamenti tagliati, probabilmente dentro la prossima legge di Stabilità.

«Il differimento al 2020 - ha detto il consigliere comunale e provinciale e consigliere delegato all'Anci, Danilo Magliocchetti - in seguito all'approvazione dell'emendamento 13.2 approvato dall'Aula del Senato in sede di conversione del Milleproroghe, dell'attuazione del Piano Periferie, già finanziato con 2.1 miliardi di euro dai precedenti governi, rappresenta una decisione incomprensibile e penalizzante per i 96 comuni capoluogo della penisola, tra questi quello di Frosinone che ha in cantiere investimenti sulle zone periferiche del capoluogo per un ammontare complessivo di circa 18 milioni di euro. Si tratta di interventi importanti e rilevanti del programma di riqualificazione urbana, in particolare per le zone della stazione, Colle Timio e Corso Lazio, che rischiano un rallentamento, come detto addirittura di due anni. Siamo quindi di fronte ad una decisione veramente sconcertante, da parte dell'aula del Senato che ha votato l'emendamento, che dimostra la non conoscenza dei problemi dei Comuni, in particolare quelli capoluogo ed ancor più per quelli in piano di rientro finanziario, che avendo ridotte disponibilità, contano molte su questo tipo di risorse economiche, peraltro già stanziate per i territori. Bene ha fatto il Presidente Zingaretti a protestare vibratamente nei confronti del Governo, perché questo provvedimento, rischia di mettere in crisi l'intera Regione, dal punto di vista del recupero periferico, oltre a Frosinone sono coinvolte, infatti, nel provvedimento di differimento al 2020, anche Roma e Rieti. A tal fine, ho avuto modo di confrontarmi con i vertici dell'Anci e l'associazione è pronta a presentare un vera e propria diffida al Governo affinché ritorni sulle sue decisioni negli ulteriori passaggi parlamentari per l'approvazione definitiva della Legge Milleproroghe».

«Non posso che esprimere sconcerto - ha detto poi il consigliere regionale di Forza Italia Pasquale Ciacciarelli - per l'approvazione di un emendamento al decreto Milleproroghe che rimanda di due anni i finanziamenti di circa 2 miliardi di euro al piano periferie. Si tratta di uno stop al bando periferie che penalizza fortemente il Lazio, in quanto vede coinvolti i Comuni di Roma, Frosinone, Viterbo e Rieti. Ciò rischia di compromettere l'operato dei Comuni interessati dal provvedimento che vedrebbero azzerati i progetti avviati per il rilancio, sotto il profilo sociale, culturale e di conseguenza economico, di intere aree strategiche. Sappiamo quanto sia indispensabile il recupero sociale e culturale delle periferie, che, sempre più popolose, rappresentano l'essenza della realtà cittadina contemporanea, per cui questo emendamento non giova alle complesse realtà territoriali». Lo scontro è totale.