Veleni sepolti a Nocione, gli ambientalisti scrivono al prefetto. L'ordinanza del sindaco D'Alessandro c'è ma va fatta rispettare in modo perentorio. In nome della tutela della salute pubblica, l'attenzione deve restare altissima, anzi se possibile dovrebbe essere aumentata. Per questo motivo il sostituto console del Touring Club di Cassino e membro della Consulta dell'Ambiente, Edoardo Grossi, ha deciso di inviare una lettera al prefetto di Frosinone, il dottor Portelli, affinché l'ordinanza di divieto di pascolo, coltivazione e di utilizzo delle acque dei pozzi venga fatta rispettare alla lettera.

Dati e ordinanza
Il 24 luglio l'Arpa rende noti i primi dati relativi ai campioni prelevati durante gli scavi nel sito effettuati (alla presenza di vigili del fuoco e Ingv) il 25 giugno, coordinati dal dalla Guardia di Finanza del Gruppo di Cassino agli ordini del colonnello Rapuano. Un'attività che rappresenta uno spartiacque nell'inchiesta, delicatissima, affidata proprio al procuratore D'Emmanuele. Le stime depositate in procura parlano di percentuali di metalli pesanti che superano anche del doppio i limiti: alluminio, manganese e zinco nella falda acquifera profonda, superficiale e nel suolo. Dall'attività a campione emerge non solo che l'inquinamento c'è ma che non sarebbe neppure leggero: superati quasi del doppio, in base ai primi riscontri, i parametri soglia di alcuni metalli pesanti. Un dato che costituisce il presupposto necessario per l'avvio della procedura di bonifica necessaria alla messa in sicurezza del territorio. Mentre si attendono gli ultimi dati, si mette in preventivo una mappatura dell'area: in realtà, come annunciato qualche settimana prima dall'assessore all'Ambiente di Cassino, Dana Tauwinkelova, la mappatura anche dei pozzi (e non solo di quelli che ricadono a pochi metri dagli scavi) era già in agenda. Il sindaco emette, il 27 luglio, un'ordinanza chiara: divieto di pascolo e di coltivazione. «È quindi fatto divieto a tutti i proprietari dei terreni e dei pozzi e a chiunque fosse titolare di altro diritto di possesso uso e godimento, di uso a scopo potabile zootecnico e agricolo dell'acqua proveniente dei pozzi fino ad avvenuto riscontro di conformità dei parametri ad opera dei competenti organi di Igiene e Sanità -sottolinea D'Alessandro- Inoltre è fatto divieto di utilizzo dei terreni ai fini della coltivazione del pascolo e l'emungimento delle acque presenti nei fossi interpoderali tra le particelle interessate dal provvedimento. Alle forze dell'ordine, all'Asl e all'Arpa è demandato il controllo del rispetto del presente atto nell'ambito delle rispettive competenze. L'obiettivo: tutelare la salute dei cittadini di Cassino».

Le battaglie non si fermano
Ora la prova dell'inquinamento, a vent'anni dalla prima inchiesta su Nocione, c'è. Come pure ci sono i divieti necessari a salvaguardare la salute di tutti i cittadini. A questo punto serve soltanto maggiore attenzione, visto che la zona dei veleni interrati appare verdeggiante e rigogliosa, in superficie. E in parte già coltivata. «Sono in atto coltivazioni soprattutto di granturco, in tutta l'area interdetta con la presenza al suo interno, di un'azienda agricola che svolge attività di produzione e trasformazione di alimenti -scrive Grossi al prefetto- Per questo chiedo alla vostra signoria illustrissima di emanare direttive alle forze dell'ordine affinché l'ordinanza emessa dal sindaco di Cassino venga fatta rispettare per la tutela della salute pubblica».