La corsa al nuovo Pat del presidio sanitario non è bastata salvarle la vita. Rabbia e dolore ieri mattina in città alla notizia della morte di Anna Maria Ascenzi, la sessantenne stroncata da uno shock anafilattico provocato dalla puntura di un calabrone.

La signora, residente non lontano dal presidio sanitario di via  SanNicola, ieri mattina stava curando il piccolo giardino di casa con il marito Mario Di Giulio, ex consigliere comunale di Rifondazione comunista. All'improvviso è stata punta dall'insetto e ha accusato un malore.
Il marito ha tentato di soccorrerla, aiutandola a sedersi e applicandole sul punto colpito dal calabrone un panno intriso d'acqua fredda. Uno dei proverbiali "rimedi della nonna" che non fanno male ma, purtroppo, si rivelano spesso inutili. Appena qualche minuto dopo la donna ha avuto la sensazione di stare per svenire. L'ha detto al marito chiedendogli di accompagnarla all'ex ospedale, dove da domenica scorsa, tra le proteste generali, il punto di primo intervento è stato sostituito dal presidio ambulatoriale territoriale, il Pat. Il tempo di salire in macchina, la corsa di pochi minuti per raggiungere la struttura sanitaria di via San Nicola, e Anna Maria è arrivata nei locali dell'ex pronto soccorso.
Qui la dottoressa in servizio al Pat ha subito capito che la donna era in shock anafilattico e, con l'aiuto di collega anestesista casualmente presente nell'ambulatorio ieri mattina, ha fatto di tutto per rianimarla. Nonostante gli sforzi di medici e infermieri, i farmaci somministrati e il massaggio cardiaco, il cuore della donna ha cessato di battere gettando nella disperazione il marito.  Poco dopo sono arrivati trafelati i figli Mauro e Luigi.

Una tragedia che ha subito scatenato una ridda di reazioni. Dolore e rabbia, appunto.