Droga per la Cassino-bene, dopo 12 anni dai fatti contestati arriva la parola fine per due dei sette coinvolti nella maxi inchiesta aperta nel 2006 dalla Guardia di Finanza.
Fiumi di coca, destinati a giovani rampolli di famiglie benestanti e in vista di Cassino: questa la pista battuta dalle Fiamme gialle ben 12 anni fa. Una situazione non molto diversa da quella vissuta oggi a Cassino, dove lo spaccio continua a rappresentare uno dei principali fenomeni criminali da contrastare e che vede il dispiegamento di imponenti energie da parte delle forze dell'ordine. 

Allora le parole in codice utilizzate dagli assuntori e dai fornitori erano "campari" o "negroni" per poter prendere accordi su dosi e modalità di rifornimento, "bevande" che venivano scambiate davanti ai principali bar della città. Le quantità di cocaina movimentate, finite nelle intercettazioni della magistratura, apparvero davvero ingenti ma gli scambi effettivi registrati risultarono di piccole ma costanti dosi. Le manette scattarono per sette insospettabili giovanissimi.
Il processo a loro carico partì nel 2008: tre scelsero l'abbreviato e furono condannati a pene dai 12 ai 20 mesi. Uno degli imputati non ce l'ha fatta, non riuscendo ad arrivare alla fine del processo.

Altri tre - assistiti dagli avvocati Luigi Pascarella, Giancarlo Corsetti e Claudio Persichino - hanno scelto il rito ordinario, arrivando alcuni giorni fa alla sentenza di prescrizione con riqualificazione del reato: come sostenuto dalla difese, infatti, le quantità nelle disponibilità dei giovani erano davvero modiche tanto da giustificare la sostituzione dell'ipotesi più grave (primo comma) con il quinto comma, cioè "la lieve entità" che - in ogni caso - prevede pene più lievi.