Piccoli prestiti dopo aver finto di avere ottenuto posti di lavoro, quando invece erano disoccupati. In realtà si trattava di una truffa ai danni di un istituto di credito. Vittima della frode la Banca Popolare del Cassinate. A finire nei guai quindici persone che ora rischiano il processo.

Il sistema escogitato era molto semplice, fingevano di avere un lavoro e di accreditare lo stipendio su un conto aperto presso l'istituto di credito poi dopo chiedevano un prestito usando come garanzia quegli emolumenti che dovevano arrivare ogni mese. Fornivano contratti di assunzione e buste paga, ma la documentazione era tutta finta e realizzata con l'obiettivo di riuscire nel tentativo di truffa.

Ad accorgersene era stato nel 2013 l'ufficio ispettivo interno alla Banca Popolare del Cassinate che aveva notato immediatamente delle stranezze in quegli atti, in particolare riguardo all'importo richiesto, somme contenute per ciascuna pratica. L'istituto stesso aveva segnalato poi tutto alla procura della Repubblica facendo scattare le indagini che si sono concluse ieri.
Il sostituto procuratore Bulgarini Nomi ha avvisato quindi le quindici persone che ci sono chiari indizi contro di loro comunicandogli che hanno a disposizione venti giorni per farsi interrogare, portare nuovi elementi e depositare memoriali o perizie. Se non saranno elementi concreti quanto quelli di accusa il magistrato chiederà l'apertura di un processo per truffa.
Adesso tocca agli avvocati Francesco Malafronte, Mariangela Di Passio, Antonio Siravo, Diego Troiano, Michelangelo Montesano Cancellara, Antonio Fraioli, Veronica Avella,Andreana Russo, Angelo Natale e Federico Di Mambro stabilire la strategia difensiva.

Un sistema gestito e messo a regime, sembrerebbe, da quattro persone che "si associavano tra di loro al fine di porre in essere una serie indeterminata di truffe ai danni della Banca Popolare del Cassinate per ottenere la concessione di prestiti personali in favore di soggetti privi di occupazione lavorativa, attraverso la predisposizione e successiva presentazione all'istituto bancario di documentazione falsa (buste paga,modelli Cud), attestante l'apparente possesso in capo ai richiedenti dei requisiti per ottenere i suddetti prestiti personali".
Ma gli ispettori interni dell'istituto di credito hanno immediatamente notato delle stranezze segnalandole alla procura e permettendo l'avvio delle indagini dei carabinieri della Compagnia di Cassino.