Il giorno della verità si è concluso con un "rinvio". Il Consiglio di Stato aveva fissato a oggi la Camera di consiglio sulla richiesta di sospensiva del sindaco Ferdinandi, assistito dall'avvocato Massimo Di Sotto. I giudici dovevano decidere se sospendere il giudizio in attesa della definizione di quello penale, oppure se arrivare alla data del 12 luglio in cui decidere se accogliere il ricorso del capogruppo di minoranza Ettore Urbano. Una vicenda delicata e capace di ribaltare il risultato elettorale. Per questo la maggioranza consiliare aveva presentato la famosa querela di falso: un'istanza al giudice civile da parte del sindaco e della maggioranza, affinché quelle 59 schede ritenute contraffatte non producessero più effetti probatori nel procedimento amministrativo. Tutto questo, alla luce dell'esposto già presentato in procura.

E stamattina Il consiglio di Stato ha rinviato tutto. O meglio: è stata discussa la camera di Consiglio. Il Presidente ha ritenuto di far esaminare la querela di falso dal Collegio dell'udienza pubblica, già fissata, del 12 luglio, con il presidente del collegio giudicante che ha già disposto la verificazione, in cui la questione della querela di falso sarà esaminata come pregiudiziale, cioè prima di decidere sull'appello di Ettore Urbano. Alla base della complessa vicenda elettorale di Piedimonte San Germano ci sono i segni geometrici denunciati sulle schede.

Gli stessi che hanno portato all'apertura anche di un fascicolo penale, affidato dal dottor Bulgarini alla squadra informativa della procura della Repubblica, in cui quattro sono i nomi iscritti a tutela e garanzia degli stessi indagati. Un funzionario del Comune, due rappresentanti di lista di "Azione Comune, Urbano sindaco" e una donna, moglie di un rappresentante della lista Azione Comune di Urbano. Diverse, però, le ipotesi accusatorie contestate.