Operazione Eclissi: con il giudizio immediato è iniziato il processo al clan Spada di Ostia. Un processo nel quale ha parte anche un ciociaro.
Tra i 27 sotto accusa davanti alla terza sezione della Corte d'assise di Roma c'è, infatti, anche Mauro Carfagna, 42 anni, nato a Roma, ma ceccanese d'adozione, nella qualità di gestore di alcune sale slot nella capitale. E dunque Carfagna viene processato al pari di Carmine Spada, detto Romoletto e Roberto Spada, per citare alcuni degli esponenti più noti del gruppo, accusato di controllare Ostia con modalità mafiose. E infatti l'imputazione principale rivolta agli imputati è quella di far parte (e per i capi di averla costituita e promossa) di un'associazione di tipo mafioso, «avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva» per commettere tutta una serie di reati che vanno dall'omicidio all'estorsione, dall'incendio all'usura per finire con l'attribuzione fittizia di beni.

Nello specifico a Carfagna, al pari di Stefano De Dominicis e Claudio Galatioto è contestata la partecipazione all'associazione «essendo operativi, prevalentemente, nel settore del controllo delle sale giochi per conto dell'organizzazione». L'attenzione sugli Spada era salita agli onori della cronaca dopo l'aggressione alla troupe del programma Rai Nemo. Da allora i riflettori non si sono mai spenti, fino all'operazione che ha portato all'adozione di 32 misure cautelare e a 27 persone a processo.
Oltre al reato associativo, a Carfagna è contestato, insieme a Carmine detto Romoletto, Ottavio detto Marco e Vittorio detto Manolo Spada anche l'intestazione fittizia di beni «perché, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, in concorso e previo concerto tra loro, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso» e nei rispettivi ruoli di socio occulto (Romoletto), soci occulti ed amministratori di fatto (i fratelli Marco e Manolo,dopo l'arresto del primo), e Mauro Carfagna quale formale socio e amministratore della Romana slot società cooperativa», con sede legale a Ceccano sono accusati di aver attribuito «fittiziamente a quest'ultimo la titolarità esclusiva della società che gestiva» due sale slot a Ostia, la Star Vegas e la Lucky Break.

Per l'accusa, invece, gli Spada erano soci occulti e amministratori di fatto, il tutto avvalendosi «del metodo mafioso» e al fine di «agevolare l'attività dell'associazione di tipo mafioso costituita in Ostia dal clan Spada».
Altra intestazione fittizia è contestata a Mauro Carfagna e Romoletto Spada, quest'ultimo come socio occulto, il primo come formale socio e amministratore della New Slot Room srl, società costituita a Roma. In questo caso Carfagna è accusato di aver avuto «fittiziamente» la titolarità esclusiva della società che gestiva una sala slot e la connessa attività di somministrazione di bevande al pubblico in via degli Ubertini «quando invece Carmine Spada detto Romoletto assumeva la qualità di socio occulto e di amministratore di fatto». Anche in questo caso con l'aggravante del metodo mafioso.
I difensori, tra cui anche l'avvocato frusinate Luigi Tozzi, che assiste Ruben Nelson Alvez del Puerto, hanno sollevato un'eccezione per far presenziare gli imputati al processo direttamente in aula e non in videoconferenza dalle varie carceri nei quali sono reclusi. Sulla richiesta la corte si è riservata.
In aula si sono costituti parte civile Regione Lazio, Comune di Roma, le associazioni antimafia Libera e Caponnetto, l'ordine dei giornalisti e il laboratorio antiusura onlus. Assenti, come evidenziato dal pm Calò, associazioni di Ostia.