Nelle ore in cui il nuovo governo Conte vacillava, prima ancora di partire, il mondo del web impazzava di commenti. Commenti anche pesanti, oltraggiosi e minacciosi nei confronti del capo dello Stato. Presi dalla foga del momento in tanti, anche in forma anonima, hanno scritto cose di cui, nei prossimi tempi, potrebbero pentirsene amaramente.
È quanto è capitato a una coppia di fratelli di Frosinone. Attivisti politici nelle formazioni della destra italiana, M.P. 23 anni e N.P. 21, studenti di Giurisprudenza a Roma, sono stati indagati dalla procura capitolina per i reati di vilipendio al capo dello Stato, diffamazione aggravata e minaccia aggravata. I due, che vivono nella capitale per motivi di studio, saranno interrogati, alla presenza degli avvocati Giampiero Vellucci e Riccardo Masecchia, l'8 giugno.
A risalire alla loro identità sono stati gli agenti della polizia postale che hanno effettuato una scansione dei vari siti internet e delle chat dei social network che pullulavano di reazioni dopo il no di Mattarella al ministro Savona per il dicastero dell'Economia, che sembrava il de profundis per il nuovo governo. Così non è stato, ma i commenti sono rimasti. "Scripta manent" si diceva una volta. E quegli scritti, ora più modernamente post, minacciosi nei confronti del presidente della Repubblica, in alcuni casi offensivi, con espressioni irripetibili all'indirizzo di Mattarella rischiano di costare un processo alla coppia di fratelli frusinati. Si parla di minacce di morte, di riferimenti alla sorte del fratello del presidente, ucciso dalla mafia, ed altre espressioni ingiuriose che hanno portato la procura di Roma ad aprire un fascicolo.
Le prime procure ad attivarsi in tal senso contro le smodate reazioni contro il presidente della Repubblica erano state quelle di Roma e Palermo. Ma vista l'infinità di commenti sulle chat e sui social network, il lavoro degli agenti della postale e della digos sarà particolarmente intenso. È lecito attendersi altri procedimenti e nuove denunce nei confronti di chi si è lasciato andare su internet, magari confidando nell'anonimato o trincerandosi dietro un nickname, e ha effettuato commenti carichi di minacce e insulti che ora rischiano di non passare inosservati. Solo a Palermo all'indomani dello stop a Conte, la digos oltre a denunciare tre persone aveva individuato un centinaio di messaggi suscettibili di provvedimenti giudiziari. In alcuni casi le denunce nei confronti di esponenti politici nazionali di primo piano, sono state presentate da privati cittadini come è accaduto ad Asti.
Per il reato di vilipendio al capo dello Stato (offese all'onore o al prestigio del presidente della Repubblica) il codice penale prevede una pena da un minimo di uno a un massimo di cinque anni.