Una prima violenza, in via delle Terme, che accende la miccia della seconda. Stavolta non succede niente di grave solo grazie all'arrivo della polizia che ferma l'aggressore lungo le scale. Ma il contesto spaventa. Perché sullo sfondo potrebbe anche esserci una faida. Oppure solo un "regolamento di conti" o, magari, futili e banali motivi.
La ricostruzione
La tragedia si sfiora dopo le 15 di lunedì. Un egiziano, ventenne, e un ghanese, ventiquattrenne, litigano all'interno della loro abitazione quando parte una coltellata. Il colpo, ad altezza milza, a un fianco, raggiunge il ghanese. Ferita lieve perché, secondo una prima ricostruzione, la lama del coltello da cucina a un certo punto si sarebbe piegata. C'è panico, la corsa nel cortile dove troneggiano tanti palazzi e le urla. Parte la chiamata alla polizia: il ferito viene condotto in ospedale (la prognosi è stata di 10 giorni) mentre l'egiziano finisce ai domiciliari per lesioni. A difenderlo l'avvocato Claudio Persichino. Ieri, in udienza, la convalida dell'arresto. Con il successivo patteggiamento la condanna a un anno di reclusione e la remissione in libertà.
Intorno alle dieci di ieri mattina una nuova "puntata", Alcuni ghanesi si ritrovano sotto casa dell'egiziano. Si sentono urla e minacce di morte. A un certo punto, riuscendo a guadagnare l'ingresso dello stabile, un nord africano di 22 anni si dirige al piano dove si trova l'egiziano e prova a sfondare la porta, continuando a minacciare di ucciderlo. Ma non ci riesce.
Nel frattempo, viene composto il 113: è stata la chiamata alla polizia a evitare l'incontro. Gli agenti che intervengono entrano e si precipitano sulle scale mentre la scena è ancora in corso. Portano via il ghanese e lo denunciano per minacce gravi.
Sullo sfondo resta la paura. In questi stessi giorni di un anno fa fatti e circostanze sono chiaramente diversi e senza punti di contatto proprio la polizia era impegnata a indagare su una prima rissa tra nord africani, poi il 31 maggio in viale Bonomi una seconda, con diversi feriti. Era una faida per il controllo degli autolavaggi che poi ha portato alle misure di Gold Wash.