Da circa un anno viveva in un'abitazione di via Roma a San Vittore del Lazio da dove, secondo la Dda, gestiva gli affari per conto di suo marito arrestato sempre dalla Dda nel giugno del 2017. Da allora Franca Cotugno, 48 anni di Giugliano in Campania, aveva deciso di trasferirsi nel Cassinate: proprio da qui in base alle tesi degli inquirenti avrebbe eseguito con discrezione e massima esattezza le indicazioni del marito, Massimo Perrone, considerato dall'antimafia il capo della "Nuova gerarchia casalese", una neo-frangia dei Casalesi, legata ai Bidognetti, molto attiva a Sant'Antimo, Giugliano, Parete, Mondragone, Minturno e Casal di Principe.
Per gli inquirenti Franca Cotugno avrebbe avuto «libero accesso ai fondi del clan: suo il compito di elargire con cadenza settimanale gli emolumenti in favore dei familiari dei componenti detenuti dell'associazione criminale».
Un ruolo di "cassiera", quello che gli inquirenti le hanno cucito addosso: per i magistrati avrebbe gestito tutto proprio da San Vittore, porto franco per gli affari del clan

L'irruzione scatta alle 6
Il blitz è scattato ieri mattina intorno alle 6. Quando i carabinieri del Reparto territoriale di Aversa, coordinati dal capitano Flavio Annunziata, coadiuvati dai colleghi di Cassino agli ordini del capitano Mastromanno sono entrati in azione, la quarantottenne era sola in casa. E in base ai primi riscontri lo era stata per gli oltre 11 mesi in cui aveva abitato in via Roma, in una casa anonima presa in affitto.
Una donna curata e molto schiva, che difficilmente avrebbe potuto ingenerare nei vicini qualche sospetto. Nessuna frequentazione particolare, nessuna ostentazione: era soltanto una delle tante persone che per questioni personali o di lavoro preferiscono trasferirsi in comuni tranquilli, come quello San Vittore del Lazio.
All'ingresso dei militari in casa, non avrebbe detto nulla: nessuna reazione. E neppure dall'ispezione effettuata nell'immediatezza sarebbe saltato fuori qualcosa di particolare: i carabinieri hanno requisito una modesta somma di denaro e proceduto in un sequestro di materiale informatico e documentale, ora al vaglio dell'Arma.

Le ipotesi degli inquirenti
«Nel corso delle investigazioni è stato inoltre possibile delineare il ruolo ricoperto dalla destinataria del provvedimento che, in seguito all'arresto del marito capo del sodalizio avvenuto nel mese di giugno 2017, avendo piena disponibilità e libero accesso ai fondi del clan, ha continuato ad elargire, con cadenza settimanale, emolumenti in favore dei familiari dei componenti dell'associazione criminale al momento detenuti» hanno spiegato i carabinieri del Reparto territoriale di Aversa, dopo aver dato esecuzione all'ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. «Tra l'altro, proprio Franca Cotugno avrebbe minuziosamente eseguito le direttive impartite dal coniuge nel corso dei colloqui tenuti all'interno del carcere -continuano i militari del capitano Annunziata- finalizzate a confermare la sussistenza del vincolo associativo e ad affermare il suo ruolo di vertice nei confronti dei sodali».