Nocione, ancora uno stop all'attività di accertamento necessaria per poter procedere con le dovute bonifiche che hanno il sapore della speranza. I carotaggi  previsti per domani, con molta probabilità, slitteranno per l'ennesima volta a causa del maltempo, così che di fatto la pioggia aiuta i veleni: per poter scavare e stabilire quali e quanti veleni siano stati sepolti sotto il fazzoletto di terra meglio conosciuto come "Nocione", oggetto di indagini lunghe ormai vent'anni e di una lenta e progressiva scomparsa di quasi tutti i residenti che lo abitano, occorre poter operare su un terreno asciutto.

A quanto pare, gli accertamenti posti in essere per individuare la presenza di radioattività non bastano. E la Guardia di Finanza, coordinata dal tenente colonnello Rapuano, non ha alcuna intenzione di mollare la presa. Fondamentale, in questa battaglia, il contributo offerto dalle associazioni ambientaliste: da Edoardo Grossi, sceso in campo per primo accanto alle forze dell'ordine in una strenua battaglia di denuncia al Coordinamento all'Ambiente - in cui sono confluite quasi tutte le anime ambientaliste - che con la marcia sui veleni ha acceso l'attenzione degli inquirenti su una serie di criticità ambientali, non potendo - ovviamente - tralasciare proprio Nocione.
Il dossier su Nocione è nelle mani del procuratore: dal momento in cui la relazione di quanto accertato dagli uomini della Guardia di Finanza di Cassino, con il supporto tecnico del Benecon, è arrivata nelle mani del dottor D'Emmanuele - con indicazioni puntuali e dettagliate - la verità sui veleni sepolti sembra sempre più vicina. E l'interesse delle Fiamme gialle nel procedere rappresenta per tutti i cittadini una garanzia.

Secondo quanto riportato nelle 82 pagine finite in procura i punti definiti "critici" sono 13: sono queste le aree potenzialmente a rischio su cui urge un approfondimento, almeno quattro delle quali, viste le misurazioni geotermiche rilevate, rappresenterebbero le zone da cui partire e su cui effettuare i tanto attesi carotaggi. Un'area di almeno cinque chilometri quadrati, in cui potrebbe trovarsi la conferma scientifica dei sospetti dei residenti, quasi tutti affetti da neoplasie, che da anni lanciano l'allarme per la presenza di sostanze nocive interrate. Uno dei residenti, assistito dall'avvocato Pascarella, ha confermato in una denuncia in procura la presenza di una decina di famiglie colpite da neoplasie e della situazione vissuta dai cittadini che vivono sullo stesso fazzoletto di terra.