Lavorano per mandare i soldi a casa. Sono gli stranieri residenti nel Frusinate che aiutano le famiglie rimaste nel Paese d'origine. Anche loro hanno risentito della crisi come dimostra la contrazione degli invii di denaro registrate negli ultimi anni, ma dal 2016 si registra un'inversione di tendenza. Anche se siamo ancora distanti dai livelli del 2011 quando gli immigrati residenti in Ciociaria, attraverso i canali legali di invio del denaro all'estero, a casa avevano spedito 15,4 milioni di euro.
Nel 2017, secondo una recente pubblicazione della Banca d'Italia, dal Frusinate sono stati inviati 14.857.000 euro. Rispetto allo scorso anno si registra una crescita di 460.000 euro per un più 3,19%. Il dato differisce da Paese a Paese: lo Stato verso il quale arrivano più soldi è la Romania con 4,5 milioni di euro, ma in costante diminuzione dal 2011 a oggi, al secondo posto il Bangladesh con 1,2 milioni, in forte crescita, al terzo l'Albania con 828.000 euro, in diminuzione. In rapporto ai residenti in provincia, a inviare più denaro a casa sono tra le nazionalità con almeno duecento residenti i bengalesi con 4.514 euro pro capire inviati nel 2017. Tuttavia, i sette togolesi residenti in provincia hanno inviato in media 6.714 euro a persona.

In valori assoluti i più generosi, essendo anche i più numerosi, verso casa sono i romeni. Tuttavia, in un anno le rimesse verso la Romania sono diminuite del 10,63%, rispetto al 2011, anno record con quasi 7 milioni inviati le rimesse sono diminuite del 35%. Segno della crisi, del fatto che a soffrirla sono stati in molti casi gli stranieri, titolari di contratti più bassi e meno protetti e per lavori spesso non specializzati. E così in molti hanno anche deciso di abbandonare l'Italia. In media i romeni inviano in Patria 487 euro a testa. Al terzo posto per le rimesse all'estero ci sono gli albanesi con 828.000 euro (229 euro pro capite) e un meno 3,9% in un anno. Nel 2010, anno record, gli albanesi avevano inviato a casa un milione. Tra due segni meno si registra la crescita delle rimesse dei bengalesi, che comunque non arrivano a trecento unità. In un anno sono passati da 846.000 a 1.219.000 euro, ovvero più 44%. Segno della capacità di inserirsi nel tessuto economico. La marocchina, altra storica comunità presente in Ciociaria, invia a casa 633.000 euro, in crescita dell'11,8%. In media inviano 309 euro. Poco più giù gli indiani che pure riescono a mandare a casa 1.484 euro pro capite per un totale di 628.000 euro (più 1%).

Il Frusinate fa meglio dell'Italia
La provincia di Frosinone è in leggera controtendenza rispetto all'Italia. È quanto emerge dai dati della Banca d'Italia sulle rimesse all'estero. «I dati forniti dalla Banca d'Italia sulle rimesse inviate nel 2017 aiutano ad osservare la situazione ed i comportamenti finanziari degli stranieri in Italia - si legge in una nota della fondazione Leone Moressa - Nell'ultimo anno la situazione ha mantenuto la tendenza alla stabilizzazione in corso dopo il crollo del 2013. Nell'ultimo anno si è registrato un lieve calo (-1,1%) rispetto al 2016, mantenendo comunque il volume complessivo sopra i 5 miliardi di euro. Osservando la serie storica, appare lontano il picco massimo del periodo 2008-2011, quando le rimesse superavano i 7 miliardi annui. Il rapporto tra rimesse e Pil è in diminuzione negli ultimi anni, in linea con l'andamento complessivo dei volumi inviati all'estero. Il picco massimo si è raggiunto tra il 2009 e il 2012 (oltre lo 0,40%), mentre nel 2016 e 2017 le rimesse si sono attestate sullo 0,30% del Pil».

I dati sulle rimesse dei lavoratori immigrati in Italia, acquisiti dalla Banca d'Italia, riportano i trasferimenti di denaro all'estero regolati tramite istituti di pagamento o altri intermediari autorizzati senza transitare su conti di pagamento intestati all'ordinante o al beneficiario (regolamento in denaro contante). L'aggiornamento dei dati pubblicati avviene trimestralmente.
«L'obbligo statistico di segnalazione di tali operazioni - spiegano dalla Banca d'Italia - disposto dall'art. 11 del d.lgs. 195/2008, era attuato dal Provvedimento della Banca d'Italia del 16 dicembre 2009 e successive modifiche e integrazioni. Con Provvedimento della Banca d'Italia del 16 febbraio 2016 tale obbligo è stato soppresso; la Banca d'Italia continua a rilevare i dati da banche residenti e istituti di pagamento italiani che prestano il servizio di rimessa di denaro tramite la matrice dei conti; su base volontaria per gli istituti di pagamento comunitari».
Tuttavia, i numeri forniti sono necessariamente al ribasso. Dal calcolo, infatti, sfuggono quelle altre forme di trasferimento all'estero. Come gli invii attraverso i pullman che portano in Patria persone e pacchi, come pure le rimesse dirette, quelle portate da chi, periodicamente, si reca nel Paese d'origine con i soldi in tasca. Secondo alcune stime si tratta di cifre che possono arrivare anche al 30% del totale.

Ben 182 i milioni di euro partiti dalla Ciociaria
Sono 182 i milioni di euro che gli stranieri residenti in provincia di Frosinone hanno inviato nei Paesi d'origine dal 2015 al 2017. L'anno migliore è stato il 2011, con 15,4 milioni da allora è un sali e scendi, anche se da due anni il trend è positivo.
Volendo capire quanto, in media, gli immigrati, divisi per nazionalità, inviano a casa, va considerato che le somme più alte, molto spesso, sono quelle di nazionalità poco consistenti. Ecco spiegato allora perché i togolesi sono primi con 6.714 euro pro capite davanti ai georgiani con 5.923 euro. Sul terzo gradino del podio con 5.862 euro i colombiani. Continuando nella classifica ci sono anche 5.545 euro che hanno inviato a casa i paraguayani. In Repubblica Dominicana arrivano 4.824 a testa dalle oltre cento persone residenti in Ciociaria. Con 4.514 euro ci sono i bengalesi, quindi a scendere gli ivoriani con 4.208 euro. Sotto quota quattromila si registrano i 3.681 euro dei camerunensi. E ancora i kenioti inviano 3.181 euro e i beninesi 3.095.
In qualche caso si tratta di somme come i 35.0000 euro per il Kenya o i 47.000 per il Togo, ma che nelle rispettive nazioni sono somme di tutto rispetto che possono fare la differenza tra un'esistenza di stenti e una più agiata. La cifra più consistente, tra questo gruppo di cittadini stranieri, è rappresentata dal milione e duecentomila euro dei bengalesi.