Carolina, 14 anni si è tolta la vita dopo la diffusione in rete di un video a sfondo sessuale. Andrea si è impiccato nella sua stanza da letto dopo anni di "scherzi" da parte dei suoi amici. Brandy si è sparata un colpo in petto davanti ai suoi genitori perché i suoi amici le davano della "cicciona" in rete. Tre ragazzi uccisi, tutti e tre morti suicidi. Suicidi che portano tutti la stessa firma: il cyberbullismo, che poi altro non è che la versione online del bullismo. Ma tanti sono i pericoli del cyberbullismo.
E se il bullismo è stato fino a qualche anno fa il fenomeno più comune le conseguenze del cyberbullismo possono rivelarsi ancor più pericolose. «Nonostante i quotidiani fatti di cronaca - spiega l'ispettore superiore della polizia postale e delle comunicazioni di Frosinone, Marco Rea - questo fenomeno rimane ancora sconosciuto a molte famiglie. Ciò che la maggior parte di loro ignora non è tanto l'esistenza del problema sociale in sé, quanto il fatto che il disagio potrebbe riguardare da vicino il proprio figlio o la propria figlia. Le vittime dei soprusi infatti parlano raramente con gli adulti delle violenze che subiscono. Si chiudono in se stessi, esitano a raccontare le proprie giornate, sorvolano su quei fatti che per loro rappresentano una perenne condizione di sofferenza.

La ragione più evidente è che hanno paura di subire maggiori violenze per aver parlato. Ma a ciò - aggiunge - si associa quasi sempre un motivo ben più sottile e per questo più difficile da superare: le vittime si vergognano della propria debolezza, di non saper reagire, di essere il bersaglio preferito di quei ragazzi che tutti considerano leader e non ultimo di essere quel che sono: bambini cicciottelli o occhialuti finiscono il più delle volte ad attribuire alla propria condizione fisica la responsabilità di ciò che avviene e a rivolgere per questo verso se stessi la propria rabbia. Come nel bullismo tradizionale il prevaricatore vuole prendere di mira che è ritenuto diverso per aspetto fisico, timidezza, orientamento sessuale o politico, abbigliamento non convenzionale e così via. Causando ovviamente l'isolamento della vittima, implicando a sua volta danni psicologici non indifferenti che in casi estremi porta anche al suicidio».

E mentre il bullismo tradizionale avviene di solito in luoghi e momenti specifici (come ad esempio in un contesto scolastico, nella piazza di una città, dove ci si incontra di solito con i propri coetanei) il cyberbullismo investe la vittima ogni volta che si collega al mezzo elettronico utilizzato dal cyberbullo. L'uso dei mezzi elettronici infatti conferisce al cyberbullismo alcune caratteristiche proprie come ad esempio l'anonimato del molestatore. «In realtà - aggiunge - questo anonimato è illusorio. Ogni comunicazione elettronica lascia pur sempre delle tracce. Per la vittima però è difficile risalire da sola al proprio molestatore. Inoltre a fronte dell'anonimato del cyberbullo, spiacevoli cose sul conto della vittima possono essere inoltrate ad un ampio numero di persone».
Ed ecco che l'intervento della famiglia diventa determinate. «Mamme e papà devono imparare a comprendere il loro figlio più di quanto egli sappia fare da solo, per riconoscere i segnali di un eventuale disagio, per evitare che rimanga vittima del fenomeno. Ma anche impedire che a trasformarsi in un futuro bullo o cyberbullo sia proprio il loro figlio».
Quello del cyberbullismo è un fenomeno complesso, che continua purtroppo a mietere vittime. Il ruolo della famiglia e delle istituzioni si conferma, perciò, determinante affinché i ragazzi possano sentirsi tutelati e al sicuro. Ed è fondamentale trasmettere il messaggio ai più piccoli sul pericolo che determinati comportamenti socialmente destabilizzanti.