Iperconnessi, con esperienze al limite già a 11 anni, consapevoli dei comportamenti sbagliati ma incapaci di valutarne le conseguenze. Così, già in prima media, molti ragazzini hanno già avuto la loro prima esperienza con gioco d'azzardo, alcol e droghe leggere per cercare piacere o per noia.
A fornirci questo quadro è il rapporto di "Selfie - Istantanee di una Generazione 2.0", una ricerca sugli stili di vita degli adolescenti promossa da Exodus, insieme alle scuole, attraverso questionari anonimi. Domani, grazie a un pool di esperti ma anche a ragazzi "scelti" per abbattere il muro della diffidenza nei confronti di adulti e insegnanti (ricordiamo che il 42% parla dei propri problemi solo con coetanei e partner) verrà affrontato il tema della prevenzione delle dipendenze, dalle 9 alle 19.30 presso l'Università di Cassino.
Se a livello nazionale l'84% dei poco più che bambini sotto i 10 anni ha ammesso di aver iniziato a giocare d'azzardo comprando un gratta e vinci "grazie" ai genitori, il trend di quanto emerso a Cassino non è confortante: il 58% dei minori cassinati ha già avuto esperienze del genere (sebbene occasionali) e in larga parte dal gratta e vinci sono passati in poco tempo al gioco del poker online.
L'89%, che al secondo posto tra le esperienze pericolose già fatte mette l'alcol e al terzo le droghe, ammette di essere consapevole della gravità dei comportamenti e della dipendenza che ne può derivare ma sottovalutano ampiamente il pericolo. Né intervengono in situazioni critiche - chi lo fa rientra in uno stringato 22% - per dissuadere gli amici.

Il bullismo

Se il 99.2% dei ragazzi finiti nella ricerca possiede uno smartphone ed è sempre on-line, anche l'aumento del bullismo che nel Cassinate è cresciuto del 22% negli ultimi due anni fa riferimento alla sua declinazione del cyberbullismo. Per quanto riguarda il fenomeno nelle "mani" delle ragazzine, la ricerca conferma che il genere femminile esercita azioni di bullismo a livello manipolatorio più che fisico: le poco più che bambine risultano più pericolose dei loro compagni, prediligendo sevizie psicologiche a schiaffi e pugni. Il livello, però, si innalza quando le persecuzioni vengono messe in rete. Il campione intervistato ritiene che la maggior parte delle foto postate da amici sia per loro motivo di scherno.

La prevenzione

La prevenzione funziona solo se messa in atto da coetanei attraverso il linguaggio e gli strumenti dei ragazzi 2.0: sarà per questo che il 70.4% degli studenti ammette di aver ascoltato consigli e di aver evitato comportamenti sbagliati solo se il monito arrivava da ragazzi della loro età. Exodus lo ha capito prima delle famiglie e della scuola: per questo, grazie a professionisti altamente preparati, ha deciso di muoversi contro il disagio giovanile partendo dal punto di vista dei ragazzi. Coinvolgendo, ovviamente, anche genitori e insegnanti.
Il 42% dei giovani intervistati nel progetto - che come aveva spiegato don Mazzi non si mette in concorrenza con altri istituti di ricerca ma apre una finestra di dialogo dall'interno - riesce a parlare dei propri problemi solo con partner o amici: messi in secondo se non in terzo piano famiglie, professori e psicologi. I questionari somministrati agli studenti del Cassinate hanno offerto un quadro molto realistico delle abitudini di vita ma anche delle devianze dei minori: non dati generici, bensì una foto - appunto un selfie - delle generazioni di oggi.