Primo appuntamento primaverile per la rassegna dei "Giovedì dell'Accademia", il ciclo di conferenze che ogni anno attira personalità di spicco del panorama culturale a palazzo Tiravanti. Un'iniziativa a cura del direttore Luigi Fiorletta che non manca di catturare consensi e coinvolgere il pubblico in interessanti occasioni di scambio. Nel pomeriggio di ieri l'Aba ha aperto le porte dell'aula magna al racconto di Violante Placido, incalzata da un informale "tu per tu" con il "conversatore" prof. Bruno Di Marino. Figlia d'arte, attrice e cantante, Violante Placido in appena quarant'anni vanta una carriera ricca e variegata, che spazia dal cinema d'autore alla tv, inclusi videoclip e un amore istintivo per la musica. Cresciuta in una famiglia talentuosa, respira aria di spettacolo sin da piccola, ma il fascino del cinema lo subisce sognando lo charme di Marylin Monroe. È con la prima esperienza "Jack Frusciante è uscito dal gruppo", cult del '96 tratto dall'omonimo romanzo di Enrico Brizzi, che la giovanissima Violante trasforma un debutto "irresponsabile" in impegno concreto: «Fu allora che compresi la mia fortuna e decisi che per metterla a frutto mi servivano i giusti strumenti», spiega. Da lì un percorso in parallelo tra equitazione, Iulm e primi approcci con la cinepresa, fino al viaggio decisivo in America, di ritorno dal quale fu scelta per "Anima gemella", pellicola di svolta che segnò il suo "debutto consapevole", perché – confessa – fino a quel momento era stato il cinema a cercare me». E poi ancora "Moana'', mini-serie in cui mostra una sensualità straordinaria tradita dal suo viso d'angelo, e l'incontro con la regia sociale del padre, del quale confessa: «Ha imparato a conoscermi sul set...». La Placido si afferma adoperando un metodo di ricerca continua, maturando un approccio problematico ai ruoli e alle emozioni, inseguendo la catarsi in ogni progetto, rifiutando la gabbia del cliché. Un nome intrigante come la sua personalità artistica, disponibile a misurarsi con quel viavai dentro e fuori di sé che solo la recitazione riesce a orchestrare.