Al di là di ciò che racconteranno le indagini, l'episodio dell'as salto armato all'operaio di Sant'Elia posto a guardia di un cantiere aperto nella Valle dei Santi riaccende i riflettori su una zona da sempre nelle mire della criminalità, proprio per la sua potenzialità e per la sua vicinanza con il Sud Pontino. Dietro quello quella minaccia con la pistola («Devi dire al tuo boss che devepagare») ai danni dell'operaio si intravedono gli strascichi di un debito senza escludere il mondo degli stupefacenti non saldato. Oppure l'ombra del pizzo. L'area estrattiva e tutta la zona che collega il Cassinate al Sud Pontino, è sempre stata particolarmente "sensibile" alle infiltrazioni camorristiche. Lo dimostrano i dati dell'Osservatorio regionale per la Legalità che già dal 2015, nel rapporto "Le Mafie nel Lazio", parlano diunterritorio permeato in molti settori da attività legate agli interessi della criminalità organizzata: «Business gestiti spesso indirettamente da esponenti mafiosiche liaffidano a organizzazioni criminali locali». Il pericolo maggiore nel Cassinate, e più in generale nel Basso Lazio, resta sempre legato al riciclaggio.
A partire dal 2002 quando l'operazione "Ausonia" portò al sequestro di 60 milioni di euro ritenuti frutto di capitali illeciti in poi, l'asticella dell'allerta sul territorio si è notevolmente alzata. E anche questa volta a raccontarlo sono state le tante operazioni di poliziache hannoportato asequestri imponenti e ad arresti eccellenti: basti ricordare quella della Dda di Napoli nel 2005 con l'arre sto di 19 esponenti del clan Muzzone dediti ad estorsioni, al traffico di droga e armi anche a Cassino. Oppure l'operazione "Giada" coordinata sempre dalla Dda e affidata alla Gdf nel 2015. Dalle testimonianze dei collaboratori di giustizia durante il processo che ne è scaturito, la conferma di una verità amara: la presenza di un numero imprecisato di imprenditori taglieggiati, con ordini affidati a corrieri e impartiti attraverso i pizzini. Tra le imprese nelle mani dai sodali dei "La Torre" di Mondragone anche nomi altisonanti del tessuto economico locale: «Sono andato personalmente e più volte a ritirare denaro proveniente dall'estorsione all'azienda di Ausonia. Fino al 2004 è emerso dai pentiti l'impresa era sotto estorsione da parte di un gruppo. Poi, dopo l'accordo con gli Esposito, passò sotto la nostra competenza». Le attività degli uomini dell'Arma di Pontecorvo (coordinati dal tenente Nicolai, agli ordini del colonnello Cagnazzo) serviranno ad escludere o ad acclarare che dietro l'assalto armato al sorvegliante ci possa essere l'attività estorsiva dei clan. Ma quandanche l'episodio sia riconducibile a un debito (magari di droga) non saldato,gli interessidelleorganizzazioni criminali per il nostro territorio e l'attenzione delle forze dell'ordine, restano.