Erano usciti dalla porta e ora sono rientrati dalla finestra. Per l'omicidio di Emanuele Morganti la procura di Frosinone non pensa solo ai quattro arrestati (Franco e Mario Castagnacci, 51 e 27 anni, Paolo Palmisani, 24, di Alatri e Michel Fortuna, 25, di Frosinone) per i quali giovedì è in programma in Cassazione l'udienza per decidere se trasferire o meno il processo da Frosinone.
Dopo la richiesta di fissazione dell'udienza preliminare (che si è svolta il 16 febbraio), le strade degli otto indagati si erano divise. Per i quattro arrestati le indagini, per il reato di omicidio, sono state chiuse, mentre sono aperte nei confronti dei quattro buttafuori del Miro music club, Michael Ciotoli, 27 anni, Damiano Bruni, 27, Manuel Capoccetta, 29, tutti di Ceccano, e Xhemal Pjetri, 33, residente nel Lecchese. Nei loro confronti è arrivata da parte del pubblico ministero Vittorio Misiti la richiesta di proroga delle indagini preliminari, che scadevano lo scorso 27 marzo.
Chi pensava, alla luce dell'accelerazione data dalla procura nei confronti dei quattro detenuti, che i buttafuori potessero venire coinvolti nella vicenda solo per la rissa aggravata dall'omicidio, ha sbagliato le previsioni. Nell'avviso, infatti, al quartetto vengono contestati, in concorso, i reati di false informazioni al pubblico ministero e omicidio con l'aggravante dei futili motivi.
Nella richiesta al gip del tribunale di Frosinone si dà atto che, allo stato le indagini nei confronti dei quattro non possono ancora concludersi, in quanto sono in corso di svolgimenti ulteriori accertamenti da parte della polizia giudiziaria il cui esito - si ritiene - andrà analizzato attentamente.
Del resto che tutti gli accertamenti non fossero ancora terminati era individuabile dal fatto che l'imputazione a carico di Mario e Franco Castagnacci, Paolo Palmisani e Michel Fortuna era stata formulata in concorso con ignoti. Il che lasciava trasparire l'intenzione da parte della procura - l'indagine è stata coordinata dal procuratore Giuseppe De Falco insieme ai sostituti Adolfo Coletta e Vittorio Misiti ed affidata ai carabinieri - di scavare ancora più affondo alla ricerca di ulteriori figure sulle quali investigare. In mano ai carabinieri ci sono decine e decine di deposizioni raccolte tra quanti, quella sera, erano presenti sul luogo dei fatti, nonché i risultati dei rilievi scientifici condotti dal Ris.
La notizia della proroga delle indagini preliminari ha un po' spiazzato le difese, che, dal canto loro, aspettano gli sviluppi. Gli avvocati Riccardo Masecchia e Giampiero Vellucci, che difendono tre dei quattro, affermano: «Attendiamo con serenità lo sviluppo delle ulteriori indagini nella certezza che esse non comporteranno una modifica cella posizione dei nostri assistiti». Da sempre, la linea difensiva dei quattro buttafuori è stata quella di negare qualsiasi coinvolgimento nell'aggressione subita da Emanuele Morganti all'esterno del club.
Il ragazzo di Tecchiena, il 24 marzo dello scorso anno, in compagnia della fidanzata e di due coppie di amici, era entrato al Miro. Dopo aver avuto un diverbio con un avventore, era stato allontanato a forza dai buttafuori. Un provvedimento giustificato per la sicurezza dello stesso - almeno questa era stata l'intenzione dei buttafuori dato che nel locale c'erano gli amici della persona con cui Emanuele aveva discusso.
Tuttavia, una volta all'esterno, il ragazzo è aggredito selvaggiamente in tre momenti differenti. Stando alle accuse, finora, i principali indiziati sono i quattro arrestati. Emanuele prova a scappare, ma viene inseguito e picchiato ancora. Chi cerca di frapporsi, come gli amici del ventenne di Tecchiena - sostiene l'accusa - viene allontanato o bloccato. Perfino quando Morganti è a terra, ormai privo di sensi, viene colpito ancora. Solo allora uno degli amici riesce a farsi largo e ad allontanare gli aggressori che si dileguano a bordo di alcune auto. Sul posto arrivano il 118 e i carabinieri. Le condizioni di Emanuele appaiono critiche. Viene portato prima a Frosinone e poi a Roma all'Umberto I dove, a causa di un'emorragia cerebrale, muore la domenica successiva.