Un uomo che si aggira nel cortile e scruta i numeri di targa. È piena notte, ha il volto camuffato da un cappuccio e una coperta calata fin sui piedi per sfuggire all'occhio delle telecamere. Sono le 3.28 della notte tra lunedì e martedì, è incerto sul da farsi. Poi si dirige contro le finestre dello studio dell'avvocato Romolo Bruni, in via Gaeta vecchia, e con una mazza ferrata spacca tre vetrate.
Sull'attentato intimidatorio - perché è di questo che si tratta, trattandosi del secondo caso dopo le gomme squarciate all'auto a settembre - gli investigatori sono certi che è la stessa persona. Un uomo che, rispetto alla precedente occasione è apparso meno sfrontato e più accorto. Immortalato dalle telecamere di sicurezza, dello studio che il legale condivide con la moglie, anch'essa avvocato, ha agito in pochi minuti. Nel video si vede che prima sbaglia porta e sale verso un altro appartamento, poi torna indietro e si accerta, leggendo la tabella, che sia lo studio professionale. In precedenza aveva cercato le auto, abbassandosi a leggere i numeri di targa. Non trovandole, con la mazza ha infierito, nonostante inferriate e doppi vetri, sulle finestre dello studio. Tre sono andate distrutte. Tanto che il legale, la notte successiva è stato costretto a dormire all'interno dello studio.
Trattandosi del secondo caso in pochi mesi, è stata presentata una denuncia ai carabinieri di Frosinone. Che hanno acquisito il filmato della videosorveglianza nel quale si vede l'uomo in azione, come pure quello della precedente incursione. Il timore dei professionisti è che l'atto sia collegato alla loro attività e che, dopo le gomme e i vetri l'uomo possa colpire ancora e compiere qualche gesto ancor più eclatante. Oltre che sull'esecutore materiale del danneggiamento si indaga per risalire al mandante. Il sospetto è che chi ha agito sia stato assoldato da altri, anche alla luce di come si è mosso sul campo, arrivando a piedi e fuggendo per i campi. «Pensavamo fosse finità lì - commenta il legale riferendosi all'atto di settembre - e invece no». E la paura è comprensibile.