E' in corso la conferenza stampa dei carabinieri del comando provinciale di Frosinone sul delitto di Armando Capirchio, il pastore 56enne di Vallecorsa, il cui cadavere smembrato è stato rinvenuto nella giornata di ieri dai militari in una grotta in località Ambrifi, a Lenola, in provincia di Latina. I carabinieri hanno spiegato come sono arrivati al ritrovamento di quel corpo fatto a pezzi e chiuso in due sacchi telati per uso agricolo nascosti a circa dieci metri nella cavità della grotta. Gli investigatori che da cinque mesi, dal giorno in cui Armando era scomparso, erano sulle tracce del corpo della vittima, sono riusciti ad arrivare nella grotta dell'orrore partendo dalla convinzione che il cadavere di Capirchio fosse stato occultato in qualche cavità naturale. Così, dopo aver accertato che proprio nella zona setacciata ieri si trovassero alcuni terreni di proprietà dell'ex suocero del Cialei, e dopo una meticolosa mappatura di cavità e grotte presenti tra i comuni di Vallecorsa e Lenola, hanno concentrato le ricerche in quei poderi. Da mesi erano in atto le ispezioni dei cosiddetti "inghiottitoi" naturali della zona, ispezioni che non avevano, però, dato alcun risultato. Fino a ieri, quando una squadra di speleologi del soccorso alpino è scesa nella cavità ed ha visto i sacchi che hanno portato alla macabra scoperta. In altri due sacchi vicini, invece, sono stati rinvenuti dei resti animali. Viste le modalità del delitto gli inquirenti sono convinti che Cialei non possa aver fatto tutto da solo. Inoltre, secondo le dichiarazioni dei militari operanti, fondamentale per il ritrovamento è stata anche la collaborazione della gente del posto. I resti della vittima sono stati trasportati nell'obitorio dell'ospedale civile di Frosinone per i dovuti accertamenti medico legali. Solo l'esame autoptico potrà, infatti, chiarire tutti i dubbi sulla morte di Armando Capirchio al quale ora i familiari potranno almeno dare degna sepoltura.