Indagato per falso in atto pubblico, il sindaco chiede di essere ascoltato in procura. È durato un'ora e mezza l'interrogatorio al primo cittadino Carlo Maria D'Alessandro, che affiancato dai suoi avvocati Sandro e Alessandra Salera, ha varcato la porta del tribunale di Cassino poco dopo le 15.30 di ieri. Una tutela per il sindaco, che come disposto dall'avviso di garanzia aveva 20 giorni a disposizione per «presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa ad investigazioni del difensore, chiedere al pm il compimento di atti di indagine, presentarsi per rilasciare dichiarazioni ovvero chiedere di essere sottoposto a interrogatorio». E D'Alessandro non ha perso tempo. Con grande calma ha ritenuto opportuno spiegare le proprie ragioni nella stanza del procuratore D'Emmanuele, alla presenza del sostituto titolare dell'inchiesta, la dottoressa Chiara D'Orefice. Per ribadire che le attestazioni in delibera quella "incriminata" avrebbero riguardato i lavori realizzati senza alcun riferimento alla quantificazione economica. E molti altri aspetti oggetto di approfondite analisi.
La vicenda
D'Alessandro aveva scelto la strada della "confessione". Aveva deciso, cioè, una volta ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini, di prendere di petto la vicenda e di raccontare a tutti i suoi cittadini (elettori e non) perché fosse finito in un inchiesta e per quali ipotesi. Senza nascondersi. Poi, a poche ore dalla ricezione dell'avviso (giusto il tempo di digerirlo) aveva deciso di convocare nella sua stanza una conferenza stampa affinché tutti potessero capire cosa stesse accadendo, con il convincimento che la città lo dovesse sapere direttamente dalla sua bocca. L'esposto da cui parte l'indagine coordinata dalla dottoressa D'Orefice è a firma dell'ex sindaco e dell'assessore alle Finanze, aveva spiegato. Il "falso in atto pubblico"farebbe dunque riferimento a una delibera di giunta (la numero 348) relativa a una transazione, a seguito di ordinanza immediatamente esecutiva del giudice, con una ditta di Cassino che aveva eseguito lavori al Forum della ricerca. Delibera portata successivamente in un consiglio comunale per il riconoscimento del debito fuori bilancio. «In sostanza, dopo un lungo contenzioso tra ditta ed Ente, arriva nel 2016 una ordinanza, emessa nei confronti del Comune, immediatamente esecutiva che implica il pagamento di una somma elevata, oltre a oneri, interessi, rivalutazione monetaria e quant'altro -aveva spiegato il sindaco in conferenza stampa- Si va a transazione e la giunta con la "delibera incriminata" approva, mentre al consiglio spetta il successivo riconoscimento del debito fuori bilancio». Il giorno successivo l'ex sindaco Petrarcone e l'ex assessore Salera (firmatari dell'esposto) indicono una contro-conferenza e spiegano con grande fermezza il loro punto di vista e le loro ragioni.
La battaglia
Ora la battaglia si gioca tutta sul piano giuridico: la magistratura dovrà valutare in base anche ai nuovi elementi raccolti se chiedere il rinvio a giudizio o prosciogliere il primo cittadino.
Dal canto suo, D'Alessandro che proprio ieri ha varcato la porta del tribunale di Cassino insieme ai suoi legali, Alessandra e Sandro Salera appare sereno: «Sono fiducioso di aver spiegato tutto in procura e ho grande fede nell'operato della magistratura» ha dichiarato a caldo.
L'inchiesta
Indagato il sindaco D'Alessandro: il primo cittadino in procura per ore
Cassino - Indagato per falso in atto pubblico, ha chiesto agli inquirenti di essere ascoltato. Una decisione necessaria per poter dare spiegazioni sulla delibera "incriminata"
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