Colpo di scena nel processo per la detenzione di materiale pedo-pornografico contestato a due ferentinati, padre e figlio G.I. e A.I., 64 e 25 anni. Il consulente, sentito dal tribunale, ha parzialmente rettificato la sua precedente deposizione. Il tecnico ha affermato, sollecitato dal presidente del collegio giudicante, il giudice Giuseppe Farinella, che parte delle foto che ritraevano scene di sesso con minori erano visibili nei computer sequestrati, mentre un'altra parte risultava cancellata e recuperata con un particolare sistema informatico. Da qui la richiesta del pubblico ministero di condanna per entrambi gli imputati, difesi dall'avvocato Giampiero Vellucci, alla pena di sei mesi. Il tribunale, alla luce della deposizione nella precedente udienza parzialmente contrastante con la relazione del perito, ha voluto chiarire se tutte le foto compromettenti fossero non solo presenti nel computer e nel portatile, ma anche immediatamente visibili. Il perito ha spiegato di aver trovato 53 foto, di cui 39 su un pc e 14 sul portatile, che erano visibili. «Dopo aver individuato questi 53 -ha allora domandato il presidente- è andato a recuperare i file cancellati e ne ha trovati altri?». La risposta del tecnico è stata affermativa. Poi ha aggiunto che 106 file erano nel portatile e 54 nel fisso. A quel punto, l'avvocato Vellucci ha chiesto una perizia per sgombrare il campo da ogni dubbio, considerato che la precedente volta il perito aveva parlato solo di file cancellati e che si tratta di computer acquistati di seconda mano. Il pm Misiti si è opposto sostenendo che «è irrilevante che i file cancellati non siano visibili. Se questi file sono stati cancellati sicuramente erano presenti nel computer».
Il tribunale ha deciso di procedere ugualmente alla discussione non ritenendo necessaria una nuova perizia. Il pm ha chiesto allora la condanna a sei mesi, ritenendo che è «indubbio al di là della differenza tra file cancellati e file visibili che gli imputati si sono procurati le immagini».