I ragazzi, oggi più di ieri, nell'età adolescenziale vivono in un mondo tutto loro fondato non tanto di fantasia e spensieratezza, come dovrebbe essere, quanto piuttosto su forme di disagio, ormai talmente diffuse da far parlare con maggior frequenza di disagio giovanile. Secondo gli esperti non si tratta di una malattia, bensì di forme di malessere che esplodono nell'età adolescenziale, pur avendo spesso origine in quella infantile. Queste manifestazioni di malessere sono dovute a diversi fattori e si manifestano con diverse modalità. Infatti è cosa nota, anche nella città martire, come episodi di bullismo, razzismo, addirittura sessismo si registrino fin dalla prima elementare. C'è quasi sempre un gruppo che si scontra con uno o due elementi singoli, solitamente più fragili o introversi. La dottoressa Anna Maria Patriarca, che lavora sul territorio, spiega: «Non tutti reagiamo allo stesso modo. Educazioni diverse danno esiti differenti. A volte il comportamento aggressivo deriva proprio dall'insicurezza. Nella società contemporanea, i ragazzi, in generale, hanno sempre meno rispetto per le regole, e sono sempre più tentati dal proibito. Mostrano mancanza di rispetto per le regole e per le persone, usano un linguaggio scurrile e si divertono facendo i vandali in giro». La scuola potrebbe fare molto per arginare tutte le forme di disagio. Organizzando attività e iniziative che facciano conoscere questo fenomeno in modo da consentirne il riconoscimento, instaurando un rapporto paritario con le famiglie. La dirigente del terzo istituto comprensivo, Vincenza Simeone, promuove numerose attività in questo senso: «I ragazzi devono imparare a stare insieme, ad accettarsi e ad accettare gli altri. Siamo molto attenti ad osservare i comportamenti degli alunni di tutte le età, così da poter intervenire a sostegno anche delle famiglie e del personale docente per prevenire disagi emotivi e psicologici. L'importante è muoversi insieme con obiettivi comuni».