«Alfa e Maserati non saranno prodotte fuori dall'Italia. Finché ci sarò io, non accadrà mai». Parola dell'amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne, in conferenza stampa al Salone dell'auto di Ginevra, a chi - ieri mattina - gli chiedeva in merito alla possibilità di investire nei marchi premium anche a livello internazionale. «L'Alfa e la Maserati - ha risposto con assoluta certezza Marchionne - non hanno il problema dell'internazionalizzazione, perché abbiamo stabilimenti che sono stati attrezzati, anche a livello di powertrain, per essere in Europa e in Italia». E lo stabilimento italiano più importante che produce le vetture a marchio Alfa è proprio quello ai piedi dell'Abbazia di Montecassino che Marchionne, dunque, implicitamente tira in ballo parlando da Ginevra.
Poi, continuando a spiegare, fa esplicita il concetto e fa un altro riferimento allo stabilimento di Cassino rinato due anni fa grazie ad Alfa Romeo. Spiega Marchionne: « Portare tutto via non è facile, per fortuna abbiamo garantito un futuro all'infrastruttura italiana. Non era scontato».
Poi il top manager si concentra anche sull'attualità politica, e dice: «I nuovi protagonisti della politica italiana non li conosco ma non mi spaventano, ne abbiamo passate di peggio. Ho una grandissima fiducia che il Paese ce la farà e troverà il modo di andare avanti. Il presidente Mattarella ha un grande lavoro da fare, sostituire il mio giudizio al suo sarebbe una grandissima cavolata» sottolinea Marchionne, che conferma tuttavia il suo giudizio recentemente espresso su Matteo Renzi: «È irriconoscibile. Confermo quanto detto a Detroit».

Le reazioni

Ma, tornando a ciò che Marchionne ha invece detto a proposito di Fca, sono prontamente giunte le reazioni dei sindacati. Su tutti la Fiom-Cgil che con Michele De Palma ha tuonato: «Le dichiarazioni dell'amministratore delegato di Fca Sergio Marchionne - dice De Palma - non danno nessuna garanzia su tre temi chiave per i lavoratori italiani del gruppo. Intanto, la proprietà di Fca conferma di non aver abbandonato l'idea di fusione con altri player del settore senza però dare alcuna rassicurazione per le maestranze sull'eventuale impatto occupazionale.
È preoccupante l'affermazione dell'amministratore delegato secondo cui con il piano industriale non saranno comunicati gli obiettivi produttivi, perché questo non consentirà nessuna verifica sulla occupabilità dei nuovi modelli».