Due ore, forse meno, di discussione. Poi la sentenza d'appello per il duplice omicidio dei fratelli Mattei: trent'anni a Giuseppe Di Bello, 37anni di Coreno,unico imputatoperlamorte diPinoeAmilcare e già condannato in primo grado all'ergastolo.
Una decisione, quella presa ieri pomeriggio dai giudici della Corte d'Assise d'Appello, che come tutte le sentenze si accettano ma non senza lasciare l'amaro in bocca. Trent'anni di reclusione per l'uo mo accusato di aver fatto fuoco contro i due imprenditori di Castelforte (uccisi tra il 6 e il 7 novembre del 2014 per difendere la lorocavadi Coreno): troppo pochi per i familiari delle vittime, che difficilmente sono riuscite a trattenere lacrime e dolore. «Questa non è giustizia» ha urlato dopo lalettura del dispositivo uno dei parenti presenti insieme a un centinaio di persone. Come nella precedente udienza d'appello, in aula accanto ai familiari delle vittime (rappresentate dall'av vocato Gianrico Ranaldi) c'erano amici, lavoratori e concittadini. Più contenuta ma evidente anche la sorpresa del Di Bello, presente anche ieri: alla luce della nuova perizia, forse, la difesa dell'impu tato (rappresentata dagli avvocati Giuseppe Di Mascio e Bruna Colacicco) avrebbe immaginato una pena più lieve se non un vero e proprio colpo di scena. Di Bello, anche in questo caso, non ha avuto alcuna (apparente) reazione.
Le discussioni
Un quarto d'ora o poco più è bastato all'avvocato Ranaldi a ribadire che il quarto uomo sulla scena del crimine non c'era, così come avea sottolineato nella sua relazione il professor Romolo (il perito nominato daigiudici dellaCorte d'Assi se d'Appello di Roma in accoglimento del ricorso delle difese di Giuseppe Di Bello) dopo un sopralluogo nella cava durato sei ore: dopo aver misurato tempi e distanze sulla scena del crimine c'erano, secondo il perito, solo i Mattei e i ladro di gasolio. Poco meno di due ore di discussione da parte dei legali dell'imputato per rimarcare i "punti oscuri" della ricostruzione: una perizia, quella del professor Romolo, in cui mancherebbe la spiegazione delle posizioni dei corpi, la traiettoria dei colpi, lo stub, e altri aspetti di tutto rilievo. Poi la snervante camera di consiglio.
Tra 45 giorni i motivi
I giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti. E la condanna è stata a trent'anni di reclusione. Mentre si attendono le motivazioni fra 45 giorni in base a cui le difese dell'imputato potranno decidere se poter proporre ricorso in Cassazione restano sullo sfondo interrogativi e amarezza. Se i giudici hanno ritenuto Di Bello colpevole del duplice omicidio, perché non condannarlo all'ergastolo? Diplomatiche le difese. «Le sentenze non si commentano.
Si deve, invece, prendere atto della loro valenza significativa sotto il profilo tecnico. Nello specifico, la Corte d'Assise d'Appello ha confermato che l'imputato uccise volontariamente i fratelli Mattei perché il suo comportamento era sorretto da volontà omicidiaria ha dichiarato a caldo l'avvocato Gianrico Ranaldi, difensore delle parti civili La Corte ha ritenuto che lecircostanze delcaso rendessero l'imputato meritevole della concessione delle circostanze attenuanti generiche, con giudizio di equivalenza. L'esame della motivazione consentirà di comprendere gli elementi considerati e tenuti in conto dai giudici dell'ap pello». «Le sentenze vanno accettate per quelle che sono, con grande rispetto. Attendiamo le motivazioni e valutiamo se sussistano i presupposti per il ricorso per Cassazione» ha aggiunto l'avvocato Di Mascio a cui si è unita l'avvocato Bruna Colacicco.