Immagini pedopornografiche nei file dei computer. È pesante l'accusa che pende sul capo di due ferentinati, padre e figlio di 64 e 25 anni. I due sono sotto processo davanti al tribunale di Frosinone per rispondere del reato di detenzione di materiale pedopornografico. Circa duecento le foto trovate in due dei tre dispositivi sequestrati nel corso delle indagini agli imputati, che sono difesi dall'avvocato Giampiero Vellucci. Nel corso dell'udienza davanti al tribunale in composizione collegiale (presidente Farinella, a latere Venarubea e Valchera) è stato sentito il consulente che ha effettuato l'analisi dei computer sequestrati. L'esperto ha spiegato di aver trovato le foto nella memoria dell'hard disk, ma le ha dovute recuperare dalle foto cancellate. In pratica, attraverso un procedimento particolare, è possibile trovare anche file che sono stati cancellati dal computer, anche a distanza di tempo. Padre e figlio giurano di non aver mai né aperto o letto quei file. Da questo punto di vista la difesa ha ottenuto dal consulente l'affermazione che si tratta di file non nuovi. Se c'erano quei file - è la tesi difensiva - c'erano già al momento dell'acquisto dei computer. I due imputati hanno affermato di aver acquistato di seconda mano i dispositivi e di non aver mai trovato o scaricato foto del genere. Si tratta di immagini di bambini e bambine in pose inequivocabili e in atteggiamenti espliciti. Per lo più adolescenti, ma in qualche caso anche di bimbi di 4 o 5 anni, quasi sicuramente residenti all'estero. L'indagine nei confronti dei ciociari era partita da Roma nell'ambito di un'inchiesta nazionale. Peraltro il padre è già sotto processo davanti al tribunale di Frosinone per violenza sessuale. Grazie a sofisticati sistemi informatici gli investigatori erano riusciti a individuare utenti di siti internet contenenti immagini e video pedopornografici. Il sito era stato immediatamente chiuso. Da lì l'indagine si era estesa ai potenziali utilizzatori di quelle immagini. Nel luglio del 2016 i due erano stati identificati e denunciati, non prima di aver ricevuto una perquisizione durante la quale erano stati sequestrati due computer e un portatile. Ma i fatti risalgono ad almeno due anni prima. Nel tentativo di difendersi, peraltro, i due avevano consegnato anche lo scontrino che attesterebbe l'acquisto, da un rivenditore, dei computer che, dunque, sarebbero stati utilizzati anche da altri. Dopo aver ascoltato il consulente, il tribunale ha rinviato l'udienza al 20 marzo per la discussione. In quella sede dopo le richieste di accusa e difesa dovrebbe arrivare la sentenza. Sentenza particolarmente attesa dagli imputati che sperano di uscire puliti da questa vicenda.