Tra vivere a Firenze o a Frosinone c'è una bella differenza. E non è solo una questione di arte. Dalle parti del capoluogo toscano si vive probabilmente meglio, ma soprattutto più a lungo. Nella classifica della speranza di vita nelle 110 province italiane, desumibile dal rapporto dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, la provincia di Firenze risulta la più longeva. Gli eredi di Dante vivono in media 84,094 anni, tre anni e mezzo in più rispetto a chi risiede nel Casertano. La Ciociaria si trova nella parte bassa della graduatoria, 81esima, con una speranza di vita alla nascita, riferita al 2016, di 82,148. Al secondo posto c'è Rimini con 84,047 davanti a Monza e Brianza con 83,920. Fuori dal podio Treviso con 83,867 e Trento con 83,773. In testa solo province del Nord, con Ancona, nona, quella più a Sud. Per trovare una realtà del Meridione bisogna scendere fino alla posizione numero 29 di Bari con 83,279. La migliore del Lazio è Roma, 43esima, con una speranza di vita di 82,926 anni. Latina è 62esima con 82,606, Viterbo 87esima con 82,100, mentre l'ultima è Rieti con 81,781, 102esima. Appena davanti alle peggiori tra cui si segnalano Enna con una speranza di vita di 81,519, Siracusa con 81,4, Caltanissetta a 81,133, Napoli con 80,683 e Caserta, ultima, con 80,658. «L'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, con questo focus, non entra nel merito della gerarchia delle determinanti delle disuguaglianze, ma si limita a documentare le disuguaglianze osservate nel nostro Paese mettendole in relazione con i principali fattori individuali e di contesto - si legge nel report - In generale, la maggiore sopravvivenza si registra nelle regioni del Nord-est, dove la speranza di vita per gli uomini è 81,2 anni e per le donne 85,6; decisamente inferiore nelle regioni del Mezzogiorno, nelle quali si attesta a 79,8 anni per gli uomini e a 84,1 per le donne. La dinamica della sopravvivenza, tra il 2005 e il 2016, dimostra che tali divari sono persistenti, in particolare in Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise, Basilicata, Lazio, Valle d'Aosta e Piemonte restano costantemente al di sotto della media nazionale. Il dato sulla sopravvivenza mette in luce l'enorme svantaggio delle province di Caserta e Napoli che hanno una speranza di vita di oltre 2 anni inferiore a quella nazionale, seguite da Caltanissetta e Siracusa». Nello studio si evidenzia pure che «la Campania, la Sicilia, la Sardegna, il Lazio, il Piemonte e il Friuli presentano valori elevati di mortalità prematura, con una dinamica negativa tra il 2004 e il 2013 che le vede costantemente al di sopra della media nazionale. Questo è un dato molto negativo, visto che si tratta di morti evitabili con idonee politiche di prevenzione». Sulla speranza di vita, oltre a fattori genetici e allo stile di vita individuale, possono incidere anche i livelli d'istruzione. Quando sono più alti più si può sperare di allungare la propria vita. «Un cittadino può sperare di vivere 77 anni se ha un livello di istruzione basso e 82 anni se possiede almeno una laurea - si legge ancora nell'analisi - tra le donne il divario è minore, ma pur sempre significativo: 83 anni per le meno istruite, circa 86 per le laureate». I fattori economici e culturali influenzano gli stili di vita e condizionano la salute delle future generazioni. Il 30% dei figli di donne con basso livello d'istruzione è obeso, dato che scende al 20% per quelli con la madre laureata. Sulla questione è intervenuto il consigliere comunale e provinciale Danilo Magliocchetti: «Di particolare rilievo, sono alcune considerazioni che l'Osservatorio sviluppa sulla salute dei cittadini italiani laddove si evidenzia che "Alle disuguaglianze di salute si affiancano quelle di accesso all'assistenza sanitaria pubblica, si tratta delle rinunce, da parte dei cittadini, alle cure o prestazioni sanitarie a causa dell'impossibilità di pagare il ticket per la prestazione. La difficoltà di accesso alle cure sanitarie è un problema particolarmente grave perché impatta molto sulla capacità di prevenire la malattia, o sulla tempestività della sua diagnosi. Nella classe di età 45-64 anni le rinunce ad almeno una prestazione sanitaria è pari al 12% tra coloro che hanno completato la scuole dell'obbligo e al 7% tra i laureati. La rinuncia per motivi economici tra le persone con livello di studio basso è pari al 69%, mentre tra i laureati tale quota si ferma al 34%". Ed è quest'ultimo dato che deve far riflettere molto».
Il report
Indagine sulla salute: in Ciociaria si vive male e poco
Frosinone - Dal rapporto dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane la Ciociaria si trova nella parte bassa della graduatoria, all'ottantunesimo posto
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