Vendita al dettaglio e riscossione "crediti", tuttofatto con precisione quasi maniacale. Sono solo alcuni dei dettagli emersi a margine dell'operazione dei carabinieri di Cassino "Dust of Death". La stessa che ha portato all'esecuzione, all'alba di giovedì, di otto misure cautelari, in carcere e ai domiciliari, per concorso in traffico di stupefacenti. Dalla corposa indagine condotta dai militari della Compagnia di Cassino, guidati dal capitano Mastromanno agli ordini del colonnello Cagnazzo sotto il coordinamento del sostituto Chiara D'Orefice, emergono dettagli affatto secondari in grado di inquadrare la struttura piramidale dello spaccio e soprattutto i meccanismi che sottendevano sempre in base alle accuse al perfetto bilanciamento tra domanda e offerta in una piazza, quella cassinate, dalla quale si rifornivano clienti anche da fuori zona.
Quando, come condiviso dal gip Scalera, all'interno della struttura dello spaccio si verificavano ritardi nei pagamenti delle dosi, i toni diventavano alti e gli "addetti alla riscossione" si «adoperavano anche con metodi bruschi per raccogliere dai vari pusher e da cquirenti il denaro da impiegare per i successivi rifornimenti di stupefacente». Nei periodi più difficili, quando probabilmente le costanti operazioni di polizia avevano sfibrato traffici consolidati e sicurezze granitiche, venivano applicati persino dei "correttivi": si abbassava il quantitativo di coca ed eroina che di volte in volta veniva fornito ai vari pusher a cui spettava il compito di saziare la richiesta al minuto. Ma parallelamente veniva anche abbreviato il tempo per ricevere il denaro in entrata: il limite era un tempo massimo di tre giorni. Quando non rientravano i soldi della drogaimmessa (perché secondo gli inquirenti la sostanza veniva spacciata a credito) iniziavano telefonate minacciose e metodi bruschi per recuperare il dovuto.
I "bonus"
Quando i pusher al dettaglio, come ricostruito dai militari, svolgevano un eccellente servizio, nei tempi e nei modi stabiliti, «venivano ricompensati con un quantitativo di eroina e cocaina aparte». Una sorta di "bonus" per quanto fatto per "l'azienda". E quando, invece, i clienti non pagavano, la stessa "azienda" avrebbe provveduto sempre in base alle ipotesi accusatorie persinoad inviare alcune figure deputate alla riscossione. Nelle conversazioni registrate nelle intercettazioni quasi mai, però, vengono utilizzate parole che direttamente o indirettamente possano far pensare alla droga. «Un linguaggio criptico come avevano ricordato il colonnello Gavazzi e il capitano Mastromanno in conferenza stampa oltre all'uso dei social, in particolare WhatsApp e Facebook per provare a non essere tracciabili: alcuni degli stratagemmi usati dagli indagati».
Lunedì gli interrogatori
Per tutti, a partire dalle 9, sono stati fissati gli interrogatori di garanzia. Destinatari delle ordinanze di custodia cautelare in carcere sono risultati essere: Antonio Izzo di 51 anni; Carmine Curioso di 40 anni e SpadaOttavio, di39 anni,tutti di Cassino.
Luigi Pensati, 42 anni di Cervaro; Patrizia Iovine della stessa età, sempre di Cervaro; Gennaro Peluso, 43anni di Napoli.Aidomiciliari Virginia Sauchelli, 41 anni di Cervaro e Nunzia Casaburi, 38anni diNapoli.Inloro difesagli avvocati Giancarlo Corsetti, Mariano Giuliano e Francesco Palumbo. L'inchiesta che ha coinvolto gli otto indagati è partita dalla norte di un cassinate per eroina, trovato senza vita in un ostello. Poi un'attività intensa di intercettazione, pedinamenti e sequestri continui di droga.