La notizia ha valicato i confini della Ciociaria e sui social network si è scatenata una gara di solidarietà per risolvere il problema del bimbo di quattro anni di origine nordafricana che non ha potuto accedere al servizio mensa della sua scuola e in tanti si sono proposti di offrire un aiuto materiale ed economico. La vicenda ha avuto un'eco così ampia che addirittura una mamma di Varese si è detta pronta a pagare tre mensilità. Le mamme frusinati e ciociare hanno aperto il loro cuore e subito hanno messo in piedi una colletta virtuale a favore della famiglia del piccolo. Per risolvere il problema anche le istituzioni sono pronte a fare la propria parte. Il Comune, una volta accertate le eventuali condizioni di disagio, si farà carico del problema con il sostegno previsto dalle normative vigenti.
«I genitori del piccolo, purtroppo -ha detto l'assessore Valentina Sementilli non hanno mai manifestato il disagio di cui si parla, né hanno messo al corrente me, o il dirigente scolastico: entrambi,infatti, abbiamo appreso dell'esclusione del piccolo dalla mensa solo a mezzo stampa. Se la madre o il padre avessero coinvolto, prima, le istituzioni preposte, invece di rivolgersi a un avvocato, il bambino non avrebbe vissuto le difficoltà riportate nell'articolo; difficoltà che si verificano dal 9 gennaio. La ditta concessionaria del servizio, dopo la pausa per le festività natalizie, ha preteso che la prestazione fosse erogata solo agli utenti in regola. Può accadere che un bambino, per scelta dei genitori, non sia iscritto alla mensa.
In questo caso, i genitori, proprio per evitare situazioni di disagio a danno del piccolo, concordano con il dirigente un orario ridotto, con uscita prevista prima dell'ingresso nei locali del refettorio. Ciò è quanto avviene, attualmente, in altri casi in cui i genitori hanno espresso tale volontà con il dirigente o i docenti. Per quanto riguarda il caso specifico, malgrado i due genitori non avessero effettuato il pagamento del corrispettivo della mensa, il bambino ha sempre fruito del servizio per due anni di seguito. Dopo numerosi solleciti, la ditta concessionaria ha preteso la regolarizzazione delle quote pregresse, che ammontano a circa 900 euro.
Il "debito"in questione, per essere ancora più chiari, si è accumulato per il semplice motivo che i genitori del bambino hanno omesso di presentare la relativa dichiarazione Isee, presso gli uffici comunali, per chiedere l'esenzione dal pagamento attraverso la prevista contribuzione comunale, nell'anno scolastico 2015/2016: come tutti i cittadini ben sanno,la legge prevede che, in caso di mancata consegna della certificazione richiesta,è automaticamente applicata la tariffa massima, proprio per impossibilità, altrimenti, da parte dell'amministrazione, di poter appurare effettivamente il reddito percepito dalla famiglia, con l'eventuale diritto all'esenzione. Per quanto riguarda l'anno scolastico successivo, i genitori hanno consegnato agli uffici preposti l'Isee, corrispondendo, dunque, una cifra di circa 260 euro che copriva solo parzialmente l'ammontare del servizio; il Comune si è, così, fatto carico della somma mancante (circa 400 euro) per garantire la liquidazione, alla ditta, dell'importo totale dovuto. L'amministrazione, infatti, mediante il servizio sociale dell'ente, interviene in tutti i casi di bisogno a sostegno delle famiglie meno abbienti, a condizione, però, per evitare abusi e speculazioni, che sia depositato da parte della famiglia il modello Isee per il relativo accertamento del reddito.
Anche in questo caso saremo pronti a fare la nostra parte qualora ne sussistano le condizioni». Fin qui l'assessore.
Sulla vicenda è intervenuto anche il dirigente scolastico della "Maiuri", il professor Giovanni Guglielmi: «Io, purtroppo, non ero mai stato messo al corrente di questa situazione, altrimenti, per quanto di mia competenza, mi sarei immediatamente attivato. Oggi (ieri, ndr) ho incontrato il papà del bambino con il quale ho avuto un lungo colloquio in cui mi ha ribadito come il figlio si trovi bene nella nostra scuola. Sul disagio specifico mi farò portavoce presso chi di competenza per la risoluzione del problema, dal momento che sul servizio mensa la scuola non è parte in causa non gestendolo, né appaltandolo.
Come dirigente scolastico ho a cuore la tutela di tutti i bambini della scuola e il rispetto della loro dignità. Ho avuto anche un incontro con l'avvocato della famiglia e ho parlato telefonicamente pure con il funzionario competente del Comune di Frosinone e con l'assessore alla pubblica istruzione che mi hanno garantito un impegno immediato e concreto per la soluzione del problema. Mi dispiace che i fatti abbiano preso questa piega perché, come già detto, il papà del bambino ha più volte sottolineato di sentirsi soddisfatto dell'esperienza del figlio nella nostra scuola e dell'accoglienza e del percorso formativo che sta conducendo con le insegnanti. La scuola in tutta questa vicenda non ha alcuna responsabilità.
Faremo la nostra parte affinché tutto giunga ad una positiva soluzione, proprio perché abbiamo a cuore tutti color che frequentano il nostro istituto».
L'avvocato Fiorella Testani,che assiste la famiglia del piccolo, da parte sua ha detto: «Voglio sottolineare come le insegnanti siano state sempre disponibili verso il bambino. Mi fa piacere che ci sia questa mobilitazione generale per risolvere il problema e per questo voglio ringraziare il dirigente scolastico, l'assessore Sementilli e il sindaco. Forse chiamando il primo cittadino direttamente avrei risolto la questione in un minuto, ma trovo giusto, invece, che siano gli uffici comunali a svolgere fino in fondo i compiti che sono loro affidati. Ad oggi, comunque, riscontro ancora che il bambino è escluso dal servizio.
Il modulo Isee è stato depositato e confidiamo ora in una rapida soluzione. Se il tutto non dovesse risolversi porteremo la questione anche in sede europea alla Cedu».