Hanno incaricato gli avvocati Alessandro Petricca e Davide Ferazzoli di gestire tutte le questioni legali in merito alla morte della loro figlia, sorella e madre di un bambino di 5 anni arrivata in Italia dove aveva instaurato una relazione con un ragazzo romano e, poi, forse mai nessuno potrà mai sapere come e perché, finita sullo stradone a Frosinone. Proprio lì, lunedì sera, ha trovato la morte. Investita e uccisa da un'auto. Ieri è stato dato il nulla osta per i funerali che si svolgeranno in Italia.
Saranno gli agenti della polizia stradale, che hanno effettuato i rilievi per stabilire l'esatta dinamica dell'incidente, a fare chiarezza su quanto accaduto. Intanto c'è un uomo, il conducente della Volkswagen Passat, residente ad Anagni, denunciato, come da prassi in questi casi per omicidio stradale. E i familiari di una ragazza che non vedevano da tempo e che ora non vedranno più. Una ragazza sulle cui generalità bisogna fare ancora accertamenti perché sembra che non appaiono corrispondenti con quelle identificazioni fatte a seguito dell'incidente.
Il nome non coinciderebbe e ci sarebbe discrepanza anche sull'età. La donna, vittima dell'investimento, riconosciuta da uno zio che vive in Italia aveva 30 anni e non 21 come risulterebbe dai documenti che aveva con sé. Spesso, infatti, accade che queste ragazze, che si vedono sull'asse attrezzato, nascondono la vera identità. Donne arrivate da lontano con la speranza di un futuro migliore. Si ritrovano invece a vendere il loro corpo. I familiari, come detto, nello specifico la madre e gli undici fratelli della nigeriana si sono affidati agli avvocati Petricca e Ferazzoli. Una tragedia, quella avvenuta lunedì sera su un tratto dello stradone, in direzione capoluogo, che ha riacceso i riflettori sulla presenza delle tante giovani che si prostituiscono in quella zona. Il consigliere regionale uscente Daniela Bianchi ha ribadito che «non possiamo più accettare che ragazze giovanissime con l'inganno vengano attirate nel nostro Paese per poi finire sui marciapiedi, picchiate e minacciate dai loro aguzzini. Non possiamo più girare lo sguardo dall'altra parte e far finta che non esistano, perché anche questa è violenza sulle donne. La Regione si è fatta ente capofila di una rete antri-tratta coinvolgendo oltre 12 associazioni e investendo 1,3 mln di euro. Un progetto che sta salvando migliaia di ragazze, ma che non basta. Dobbiamo aumentare gli sforzi per fermare questo dramma»