Fiammanti Ferrari, Porsche e altre prestigiose vetture di marchi "premium" nuove di zecca, acquistate all'estero e immatricolate in Italia come usate. Un trucco per eludere il pagamento dell'Iva e frodare il fisco.
Secondo quanto emerso dalle complesse indagini svolte dai finanzieri del Comando provinciale di Frosinone e della Tenenza di Sora, la somma sottratta alle casse dell'erario è gigantesca: più di 45 milioni di euro di ricavi non dichiarati al fisco e circa 10 milioni di Iva evasa.
Nella rete dell'inchiesta, denominata "Car jumping", sono finite cinque imprese commerciali: tre autosaloni operanti sul territorio di Sora, uno a Frosinone e un'altra rivendita che in passato aveva operato a Sora ma che poi si era trasferita a Monte San Giovanni Campano prima di cessare l'attività.
I finanzieri hanno denunciato, a vario titolo, sedici persone alla procura di Cassino, amministratori e soci delle cinque società: otto risiedono a Sora e nel circondario, gli altri sono due di Frosinone, due di Cassino, due di Alatri e due di Pescara. L'accusa per tutti è di aver messo su un giro d'affari milionario commercializzando auto di lusso provenienti da Paesi dell'Unione europea e, attraverso vari artifizi contabili, di aver frodato il fisco omettendo di versare le imposte dovute e di presentare le dichiarazioni fiscali.
In particolare, le indagini condotte dagli uomini della Tenenza di Sora hanno permesso di scoprire come le autovetture nuove venivano di fatto acquistate dagli stessi imprenditori indagati attraverso operatori stranieri, in gran parte tedeschi, e portate direttamente in Italia. Per l'aspetto formale, grazie al ricorso a false fatturazioni o false autocertificazioni, le auto venivano intestate a persone residenti all'estero, generalmente bulgari. Così facendo le vetture nuove figuravano invece usate e come tali venivano presentate per l'immatricolazione in Italia. Quindi venivano vendute ai clienti italiani a prezzi nettamente inferiori a quelli di mercato, creando così una concorrenza sleale a danno degli operatori onesti.
I finanzieri hanno passato al setaccio i conti correnti delle società e degli imprenditori coinvolti, quantificando ricavi non dichiarati per oltre 45 milioni di euro e 10 milioni di Iva evasa. L'ammontare delle fatture false utilizzate per nascondere le reali transazioni è di oltre 400.000 euro. Nei giorni scorsi, inoltre, a carico delle società coinvolte è scattato il sequestro di beni per un ammontare complessivo di oltre 100.000 euro.