Due settimane e le indagini sono già chiuse. La procura di Frosinone ritiene di avere un quadro preciso su quanto accaduto lo scorso 20 gennaio con l'arresto di due giovani e la denuncia di altrettanti per il trasporto di 750 grammi di cocaina.Ora, per tutti e quattro è arrivato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari: l'accusa è di concorso in spaccio di sostanze stupefacenti. Dopo aver bloccato, all'uscita del casello Michele Scarienzo, 37 anni, di origini campane, domiciliato nel capoluogo, e Gian Marco Anniballi, 28 anni, di Frosinone, le indagini dei carabinieri del Nucleo radiomobile della compagnia di viale Mazzini si sono concentrate sulla staffetta, composta da due frusinati, uno studente di 27 anni, e un agente di commercio di 29. I militari dell'Arma, visionando le immagini dell'autostrada, hanno ricostruito i movimenti delle due vetture, quella in cui è stato sequestrato lo stupefacente, una Citroen C3, e quella a fare da staffetta, una Toyota Aygo.
Quest'ultima con a bordo il duo di frusinati è stata vista uscire dal casello pochi minuti prima dell'altra.
Entrambe, stando alle accuse dei carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Adolfo Coletta, sono partite da Napoli, dirette verso Frosinone.
Nonostante la perquisizione domiciliare, nelle abitazioni del 27enne e del 29enne, difesi dagli avvocati Nicola Ottaviani e Massimo Fichera, abbiano dato esito negativo, i carabinieri li hanno indagati ritenendo un loro coinvolgimento nella vicenda, in concorso con gli altri per il reato di spaccio, con il ruolo di staffetta. Stando alle accuse, la base dello spaccio sarebbe in un appartamento in affitto in viale Roma. Ma il 20 gennaio, lo stupefacente non è arrivato all'alberata. I carabinieri, che seguivano il carico, hanno sequestrati 750 grammi di cocaina, di cui 730 trovati nel tunnel della leva del cambio.
Scarienzo e Anniballi, in quell'occasione, erano stati arrestati. Lo stupefacente sequestrato, acquistato per circa 40.000 euro, avrebbe fruttato, una volta "tagliato" e rivenduto, almeno 250.000 euro, cioè circa sei volte in più. Durante la perquisizione i carabinieri hanno scoperto che l'appartamento era dotato di un sistema di videosorveglianza per il controllo dell'esterno e che all'altezza della porta c'era un foro alla parete utilizzato per lo scambio di droga e denaro.