Abusi su una bambina, condanna confermata in appello. In primo grado un operaio di circa 60 anni era stato condannato dal giudice di Cassino, Donatella Perna, a quattro anni di reclusione in abbreviato. Nei suoi confronti accuse pesantissime: violenza sessuale su minore e  detenzione di materiale pedopornografico. Le presunte molestie avvennero (secondo le accuse) in un contesto di familiarità: l'operaio avrebbe molestato la poco più che bambina, figlia della sua collaboratrice domestica, che la stessa gli affidava durante il lavoro. Una storiaccia finì in tribunale dopo che la madre notò alcuni comportamenti strani da parte della figlia e fece partire l'indagine. A valutare la posizione dell'operaio era stato in prima battuta il giudice Perna, chiamata a valutare non prima di una perizia sulla minore la posizione dell'imputato.
Quattro gli anni di reclusione richiesti dal pm Cerullo, tanti quelli che anche la difesa della ragazzina (all'epoca dei fatti minore di 10 anni) sostenuta dagli avvocati Alessandra Salera e Santino Fella avevano chiesto per il presunto "orco". A seguito della condanna in primo grado (che risale al 2015) l'uomo ha proposto appello.
Il 31 gennaio scorsola Corte d'Appello di Roma ha accolto appieno le tesi e le richieste dei legali della parte civile, gli avvocati Alessandra Salera e Santino Fella,confermando la sentenza di primo grado. Le accuse Secondo la ricostruzione dei fatti da parte dell'accusa, a molestare la poco più che bambina sarebbe stato l'operaio presso la cui abitazione la madre prestava servizio come donna delle pulizie. La vittima, ascoltata in modalità protetta come la delicatezza della situazione richiede, erastata quindi valutata capace di intendere e volere rispondendo a tutte le domande - in grado di riferire di presunti palpeggiamenti e delle attenzioni morbose da parte di quell'amico di famiglia. In base a quanto dichiarato dalla piccola, infatti, sarebbero state le occasioni fugaci legate alle prestazioni lavorative della madre a consentire all'uomo di restare solo con lei. La madre, infatti,non sapendo a chi lasciare la bambina l'avrebbe spesso affidata all'operaio che avrebbe pian piano conquistato la sua fiducia, proponendo alla piccola anche lezioni di musica, non certo da professionista. Poi la madre avrebbe notato segnali particolari, comportamenti anomali da parte della bambina che fecero scattare il campanello d'allarme