Quartieri in crisi. Ma non per lo smercio di droga che continua la sua voluminosa offerta "criminale". Bensì per le modalità. Le continue perquisizioni domiciliari mettono a rischio le attività casalinghe. Eccezion fatta per abitazioni lontane delle aree calde e appartamenti insospettabili, tenere droga tra le mura domestiche espone a un rischio personale troppo elevato.
Ecco allora che si prediligono, innanzitutto le zone condominiali dove, anche eventuali sequestri, non indicano in alcun modo la proprietà della merce. Ieri, come è accaduto anche in passato, proprio in un perimetro comune è stato trovato un bilancino di precisione utilizzato per il confezionamento delle dosi, a conferma delle ipotesi investigative degli inquirenti che i pusher iniziano a prediligere interventi "fuori-casa".
Troppo fastidiosi per i pusher i controlli con cadenza quasi giornaliera, troppo "invadenti" anche le unità cinofile che fiutano ogni cosa. Così gli intensificati servizi antidroga della polizia hanno determinato una nuova "organizzazione" dello spaccio ma pure una nuova geografia. I pusher sono "costretti" a gestire l'attività servendosi di nascondigli, nei luoghi più disparati della città. Ma servendosi pure di aree confinanti, isolate e facilmente raggiungibili. Tanti territori che si fondono e diventano un unico centro nevralgico per gli affari sporchi. Strategie avanzate e più sofisticate ma pure nervi tesi, in un' "azienda" che non ha mai subito recessioni.