Le nuovi luci al led avrebbero dovuto illuminare meglio le strade di Castro dei Volsci e Monte San Giovanni Campano.
Dell'operazione, però, si è interessata la procura di Frosinone che ha mandato sotto processo sette persone tra imprenditori, ex amministratori e tecnici comunali. Quattro le ipotesi d'accusa: due turbative d'asta e altrettante corruzioni.
Il gup Giuseppe Farinella ha rinviato a giudizio Guido Ferazzoli, 68 anni, di Monte San Giovanni Campano, ex responsabile dell'ufficio tecnico del comune, Angelo Capogna, 44, di Boville Ernica della Saridue,che peraltro è il denunciante per fatti analoghi anche nella Marsica,Desiderio Liberato, 49, di Pompei, della società Cogema e Luigi Donato Corona, 70, di Fontana Liri quale gestore di fatto della Snem Esco. Con loro, per la parte d'inchiesta di Castro dei Volsci, a giudizio sono andati l'ex vice sindaco Marco Caracci, 55, l'ex comandante della stazione dei carabinieri Filippo De Paolis, 52, di Piedimonte d'Alife, e Stephan Cristophe Palombo, 50, di Atina. La prima turbativa d'asta riguarda la gara per la «concessione del servizio di gestione di illuminazione pubblica e realizzazione di interventi di efficienza energetica e di adeguamento normativo sugli impianti» indetta dal Comune di MonteSan Giovanni Campano tra maggio e luglio 2009.
La gara era stata affidata alla Ati Saridue srl di Capogna come impresa mandataria e alla Cogema Engineering come mandante. L'accusa è contestata a Capogna, Ferazzoli, Liberato e Corona.
L'ipotesi della procura, rappresentata inaula dal pubblico ministero Monica Montemerani, è che due ditte invitate alla gara sarebbero state allontanate,in un caso con «la sponsorizzazione per un importo di euro 6.000 in favore della squadra di calcio Unione sportiva dilettantistica Colfelice di cui il Corona era legale rappresentante». Contestata la corruzione a Ferazzoli, in quanto presidente della commissione di gara, e a Capogna perché il primo avrebbe ricevuto dal secondo 1.500 euro per vincere la gara. La turbativa d'asta di Castrodei Volsci è contestata a Capogna e a Marco Caracci, allora vice sindaco, per la gara aggiudicata all'Ati Saridue (mandataria) e Ricrea (mandante) tra il 2009 e il 2010 per la gestione degli impianti di pubblica illuminazione finalizzati all'efficienza energetica. L'accusa contesta che il politico si sarebbe adoperato per favorire Capogna, nonostante avesse l'«offerta economica più svantaggiosa». Contestata un'ulteriore ipotesi di corruzione nei confronti di Capogna, Caracci, De Paolis e Palombo. Nel capo d'imputazione si fa riferimento a una promessa di denaro (per l'accusa furono versati 40.000 euro) da parte di Capogna a Caracci e De Paolis per compiere atti contrari ai doveri d'ufficio. Ovvero garantire a Capogna l'aggiudicazione della gara a Castro, nonché la futura aggiudicazione di lavori a Piedimonte Matese e Priverno. Per l'accusa Caracci avrebbe sollecitato, con esito favorevole, una delibera di indirizzo poi traslata nella delibera con la quale si aggiudicava l'intervento di efficientamento energetico alla Saridue. In questa circostanza a Palombo, titolare dell'omonima azienda agricola, è contestata l'emissione di fatture (a De Paolis, Caracci e Capogna) per operazioni inesistenti per la fornitura di vini per 10.127 euro. La prima udienza è stata fissata al 13 aprile. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Giuseppe Dell'Aversano, Mario Di Sora, Marino Iacovacci, Claudio Persichino, Giuseppe Lo Vecchio, Maria Grazia Mattoni, Calogero e Antonino Nobile e Edoardo Cacace.