Non bastano le parole dell'amministratore delegato di Fca che lunedì da Detroit ha dato qualche anticipazione sul piano industriale spiegando che il progetto Alfa non resterà incompiuto con soli due modelli e che a Cassino potrebbe arrivare nel 2019 un nuovo modello, probabilmente il grande Suv di segmento E. «La sorella maggiore di Stelvio (il grande Suv del segmento E) e la sorella minore di Levante avranno la priorità su tutto» ha spiegato il top manager in merito al futuro di Alfa e Maserati. E sul presente, per quel che riguarda lo stabilimento di Cassino ha spiegato: «Dobbiamo completare la ristrutturazione del sistema delle fabbriche italiane. Giulia è un'auto eccezionale, ma non riesce a destare lo stesso interesse di Stelvio» ha spiegato ieri l'Ad. Ma se le sigle più vicine all'azienda oggi hanno preferito non commentare e comunque non hanno mostrato particolare entusiasmo manifestando quindi una buona dose di scetticismo, a salire sulle barricate è invece la Fiom. I metalmeccanici della Cgil con il coordinatore nazionale Michele De Palma temono che a Cassino possa addirittura tornare la cassa integrazione.
Argomenta il leader del sindacato commentando le parole dell'Ad: «L'amministratore delegato di Fca ha purtroppo confermato da Detroit, quanto avevamo da tempo già verificato: l'obiettivo della piena occupazione nel 2018 non ci sarà. I ritardi sull'implementazione dei modelli Alfa e Maserati hanno determinato una incertezza sul futuro a cui si è aggiunta una riduzione dei volumi dell'ultimo trimestre.
Questo ha determinato un impatto occupazionale: a Cassino si concretizza il rischio che i 500 lavoratori, a cui non è stato rinnovato il contratto, a novembre non rientrino, e senza un aumento dei volumi, sono addirittura a rischio cassa ordinaria. Le parole dell'amministratore delegato - conclude De Palma - confermano che gli stabilimenti italiani non sono al centro dell'attenzione a Detroit».
E in fabbrica la preoccupazione sale giorno dopo giorno: a fine mese scade iul contratto dei 300 interinali ma ancora non è stato fissato l'incontro con i sindacati e i giovani lavoratori temono di esser messi alla porta come accaduto ai loro 532 ex colleghi il 31 ottobre scorso.
Per evitare che ciò accada di nuovo si muove anche il mondo politico. Lo fa con il coordinatore provinciale di Forza Italia Pasquale Ciacciarelli che argomenta: «Credo che fare quadrato, o meglio blindare letteralmente questi giovani lavoratori, sia un imperativo. Ritengo, pertanto, che la Regione Lazio ed il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali debbano cooperare, in questo lasso di tempo, per far si che i vertici aziendali procedano con il rinnovo contrattuale. Questo è lo scenario desolante che, a solo un anno di distanza dagli annunci del partito democratico, si materializza alla nostra vista. In luogo dei 1800 posti di lavoro annunciati, abbiamo 532 giovani lavoratori che hanno visto, assieme alle loro famiglie, in un primo momento materializzarsi la prospettiva di un presente ed un futuro occupazionale roseo in provincia, per poi cedere il passo allo sconcerto, all'amarezza lo scorso ottobre. Il Jobs Act ha creato precariato in luogo di stabilità. Manca una programmazione a lungo termine. Possiamo, invece, constatare una tendenza ad adottare misure tampone, vedesi anche l'occupazione nel panorama sanitario locale, che - conclude Ciacciarelli - non risolve affatto il problema occupazionale».