«Ladri di futuro in fuga con il bottino»: i lavoratori dell'Ideal Standard di Roccasecca vogliono inchiodare l'azienda alle proprie responsabilità e alle istituzioni di denunciare il comportamento della multinazionale. Non ci stanno a perdere il loro posto di lavoro, a vedere lo stabilimento chiuso e la produzione delocalizzata. Così chiedono al ministro dello Sviluppo Economico Calenda in vista dell'incontro al Mise del 12 gennaio di costringere la multinazionale a mantenere i propri impegni presi con il territorio e con l'Italia. Nei giorni scorsi attraverso Twitter il ministro Calenda confermato il suo appoggio alla vertenza durante il prossimo tavolo al Mise rispondendo all'appello social del lavoratore di Roccasecca, Franco Verde. «Ci mancherebbe Franco. È il mio lavoro e ce la metteremo tutta. Vicenda molto complicata», la risposta di Calenda che si schiera al fianco dei lavoratori ma non replica alla successiva domanda posta dall'account Twitter "Crisi Ideal Standard Roccasecca" creato proprio dai lavoratori. «Ministro non c'è niente di complicato a denunciare una multinazionale che chiude in attivo per i propri tornaconti personali. Quaranta milioni ricevuti dal governo e parte del salario trattenuto. Ladri di futuro in fuga con il bottino».
I lavoratori hanno dalla loro parte i numeri e risultati arrivati soprattutto grazie anche ai loro sacrifici rinunciando a parte dello stipendio per garantire il livello di competitività del gruppo. «Dal 2010 al 2015 la Bain Capital, proprietario dell'Ideal Standard, usufruisce degli ammortizzatori sociali per circa 40 milioni di euro in tutta Italia si legge nel volantino sindacale.
Nel frattempo chiude due stabilimenti (Brescia e Gozzano) e chiede e ottiene incrementi di produttività negli altri siti.
Nel 2014 l'azienda chiude lo stabilimento di Pordenone con il sacrificio di 450 lavoratori dopodiché nel 2015 Ideal Standard firma un accordo con le sigle sindacali della durata quinquennale (fino al 2020), dove in virtù del sacrificio dello stabilimento di Pordenone e di una trattenuta sullo stipendio di circa 80 euro mensile per lavoratore, si impegna a riportare parte dei volumi esteri in Italia e a fare investimenti per rilanciare gli stabilimenti di Roccasecca e Trichiana. Praticamente quei pochi investimenti fatti a Roccasecca se li sono pagati i lavoratori». «La scelta della chiusura concludono i lavoratori non è giustificabile in un'ottica industriale sarebbe utile e interessante che i politici vadano ad analizzare i bilanci delle multinazionali che adottano questo comportamento, distruggendo il tessuto industriale italiano»