Operazione Grand hotel, la Cassazione scrive la parola fine. L'indagine, che ha permesso di scoprire un canale di approvvigionamento di cocaina per Frosinone, si è chiusa con la conferma di tutte le condanne d'appello con la sola eccezione dell'organizzatore dei trasporti, destinati anche ad Avezzano, Roma e Venafro, Alevino De Silvio, deceduto.
Due dei sette restanti imputati sono residenti a Frosinone: Italia Del Prete, 45 anni, e Romina Carturan, 42, per le quali è stata confermata la pena di cinque anni e sette mesi e di cinque anni e quattro mesi per la partecipazione all'associazione e per episodi di spaccio. L'operazione, condotta dalla squadra mobile di Frosinone, nasce per caso.
Dopo un incidente in A1 nel quale muore una donna. Addosso ha cocaina e un numero di cellulare. Dal numero parte l'in chiesta che fa emergere il tenore di vita da "Grand hotel"- da qui il nome dell'operazione di un gruppo di persone. Vita da nababbi per gli investigatori che non si concilia con le fonti di entrata ufficiale. La competenza passa alla Dda di Roma che indaga per associazione a delinquere. Dei venti arrestati, un primo gruppo sceglie il rito abbreviato. E tra questi c'è il gruppo incaricato di trasportare lo stupefacente anche a Frosinone. La Corte d'appello diRoma, il 14 luglio 2016, per i romani, quattro anni e otto mesi ad Alessandro Calabresi, Mauro Mascalchi,quattro anni nove mesi e dieci giorni ad Alexandre Puyia, tre anni e due mesi a Mirko Coratti, tre anni e sei mesi e venti giorni a Walter Di Silvio, fratello di Alevino.
La Cassazione nel valutare i ricorsi di Carturan e Del Prete fa riferimento a una «struttura nella specie destinata a rifornire di sostanza stupefacente distinte stazioni di spaccio, dirette, a loro volta, ad approvvigionare singole piazze nel territorio dei comuni di Roma, Frosinone, Avezzano e Venafro». Evidenziata la «durevole relazione tra fornitore ed acquirente che dal primo si approvvigioni abitualmente di sostanza, per poi immetterla al consumo utilizzando una rete di venditori al dettaglio».
La Cassazione esamina «la discussione tra le imputate Del Prete e Carturan circa la possibilità di approvvigionarsi da diverso, rispetto ad Alevino Di Silvio, fornitore» il che «logicamente» presuppone «l'esistenza del vincolo di esclusiva nella fornitura, invece negata dalla difesa». L'apporto della Del Prete, per la Corte, è espresso anche «nella fornitura della sostanza destinata alla piazza di spaccio». Mentre «della Carturan si sottolinea in sentenza la titolarità di una delle centrali di spaccio il cui rifornimento costituiva oggetto dell'associazione»