Per quanto tempo resterà chiuso il tratto della superstrada Sora-Cassino tra gli svincoli di Posta Fibreno e Atina Settignano interdetto ai veicoli per i notevoli danni causati dal maltempo di venerdì 15 dicembre? Non è dato sapere. Ciò che invece è chiaro è che la chiusura di quel tratto è la conseguenza di come la scarsa cura e il rinvio "sine die" di operazioni di manutenzione ordinaria possono creare problemi insormontabili quando poi, per esigenze di sicurezza, l'intervento diventa ineludibile. L'asfalto di quel tratto di strada (poco meno di 10 chilometri) si è sfaldato perché la manutenzione ha tirato troppo la corda del rinvio favorendo lo sbriciolamento dell'asfalto che non è riuscito a resistere alle migliaia di tonnellate che quotidianamente sopporta senza che negli anni (troppi) sia mai stato rinnovato. Se, poi, si aggiunge che in quel venerdì le pareti delle gallerie di Vicalvi erano autentiche fontane, si completa un quadro da far paura. Sarà colpa dei fondi insufficienti, della scarsa importanza data alla programmazione della manutenzione (ammessa dalla stessa Provincia di Frosinone), ma un'arteria come la superstrada Sora-Cassino (classificata a scorrimento veloce), non può aspettare il disfacimento dell'asfalto per essere oggetto di interventi; fa parte, ormai, dei collegamenti vitali del centro Italia e sull'efficienza di quei 42 chilometri, 365 giorni l'anno, centinaia di aziende di ogni tipo "puntano" i loro affari. Ora da quasi venti giorni l'immenso traffico che usa quella superstrada si riversa sulla Regionale 627 con tutti i disagi connessi. Proprio ieri, intorno alle 14.30 un autoarticolato, in territorio di Vicalvi è scivolato finendo nel campo sottostante (senza conseguenze per l'autista) proprio lì dove la strada si restringe ulteriormente per lavori in corso: già la carreggiata misura poco più di 5 metri di larghezza, poi il maltempo e l'insicurezza della Regionale hanno fatto il resto. Gli abitanti dei paesi e delle contrade attraversate pregano la buona stella che non ci sia un incidente più serio, si rischierebbe il collasso della Valle di Comino e dei collegamenti Tirreno-Adriatico per l'assenza di vie collaterali. E tutto per "mancanza di programmazione negli anni" come recitava il comunicato dei vertici di palazzo Iacobucci.