L'accusa è pesantissima. Ma tutta da dimostrare. A perquisire l'abitazione di un professionista di Pontecorvo sono stati gli investigatori su delega della procura di Roma che, stando ai beninformati, starebbe indagando da mesi su una lunga serie di reati afferenti al possesso e all'uso di materiale pedopornografico.
Le ipotesi 
Le ipotesi a carico del professionista sono quelle di aver partecipato a un presunto scambio con altri soggetti e non si esclude che qualcuno sia proprio del Basso Lazio di materiale pedopornografico. Una questione molto delicata che abbisogna delle dovute cautele. Non è infatti dato sapere come l'indagine sia partita, se ad esempio la denuncia sia stata presentata da un genitore attento oppure se siano stati gli uomini della Postale di Roma a notare falsi profili social, tanto da approfondire i riscontri. Da una prima analisi sembrerebbe che a casa del professionista siano stati sequestrati sia prodotti hi-tech,sia altro materiale. E ieri mattina è stato ascoltato in procura. I dati offerti dalla fondazione per la sorveglianza di Internet, «nel 2016 ben 57.335 url contenevano materiale pedopornografico»: un dato importante, su cui riflettere. Non è un caso che solo una settimana fa gli uomini della Polizia di Stato, coordinati dal questore Rosaria Amato, hanno tenuto un incontro su adescamenti in rete, pedopornografia, cyberbullismo: solo alcuni dei pericoli in cui giovanissimi utenti ma anche gli stessi genitori potrebbero imbattersi se non guidati in maniera adeguata nell'articolato mondo di internet. L'appello, rivolto alle famiglie, resta sempre lo stesso: non pubblicare foto di bambini e controllare quelli che già navigano sul web, dove i rischi sono quotidiani.