"Fare, saper fare e far sapere". Non è soltanto il titolo di un libro, ma la frase che il nuovo questore di Frosinone, la dottoressa Rosaria Amato, ha fatto sua quando, il 20 novembre scorso,si è insediata al posto lasciato dal suo predecessore, Filippo Santarelli. Una donna delle istituzioni ma anche una madre, che comprende bene quali possano essere i rischi e le trappole per i ragazzi che sempre più spesso restano vittime di quel grande e ancora poco esplorato mondo del web.
Ha accettato, la dottoressa Amato, non soltanto di fare un bilancio del suo primo mese negli uffici di via Vado del Tufo, ma anche di indicare quali sono, in provincia di Frosinone, e nel capoluogo in particolare, i reati maggiormente diffusi e, di conseguenza, preoccupanti. Con un bagaglio di esperienza che le deriva, principalmente, dall'attività che ha svolto alla Questura di Napoli e che le permette, con le dovute cautele, di inquadrare i fenomeni criminosi in un quadro certamente più ampio. Seppure con qualche rischio che,dice, non ci si può permettere di correre.
Dottoressa Amato, lei è questore della provincia di Frosinone da un mese: che idea si è fatta di questo territorio? E quali sono secondo lei le maggiori criticità sulle quali non si può assolutamente abbassare la guardia?
«Frosinone è una città medio-piccola, che vive le problematiche delle città medio-piccole del centro sud. Da una disamina dei fatti delittuosi che si sono verificati da quando sono qui e da una generale considerazione dei reati emersi durante l'ultimo anno, posso sicuramente dire che è una città essenzialmente gravata da fenomeni di criminalità comune.C'è una riduzione, rispetto al 2016, dei reati, più forte (intorno al 5-6%) in città, leggermente più lieve (4%) in tutta la provincia di Frosinone.In particolare la diminuzione è relativa ai reati di strada, furti e rapine».
Nel giro di un mese due arresti di persone affiliate alla camorra: il nostro è un territorio ad alto rischio infiltrazioni? «Non ci sono evidenze investigative che ci portino ad avere grosse preoccupazioni in questo senso.
Ma, come dico solitamente, prima di preoccuparsi dei problemi bisogna occuparsene.
L'attenzione rimane sempre molto alta, soprattutto nella zona del Cassinate, anche se quelli a cui lei fa riferimento rimangono fatti episodici»
Piazze di spaccio e contrasto all'assunzione di stupefacenti soprattutto tra i giovanissimi: in quale altro modo si potrebbe indebolire, se non eliminare, il mercato della droga?
«Bisogna agire soprattutto sulla prevenzione e sulla cultura della legalità, sensibilizzando i più giovani sulla gravità delle conseguenze legate all'uso delle droghe. Riprenderemo, a breve, l'attività di controllo nelle scuole anche se, e questo spiace dirlo, non in tutti gli istituti la nostra presenza e collaborazione sono state gradite».
Quali sono i reati più diffusi tra i giovani?
«A parte episodi di qualche rissa tra minorenni, il problema principale rimane quello del consumo di stupefacenti che, purtroppo, attraversa tutte le età. Si può dire che sia un fenomeno tristemente trasversale».
Furti informatici, di identità, a danno di abitazioni e attività: quale il fenomeno più preoccupante perché maggiormente diffuso?
«Credo che oggi preoccupante sia definibile tutto quello che è connesso con il mondo del web, perché si tratta di un terreno ancora in parte sconosciuto e su cui, invece, i rischi di restare vittime di truffe d'identità, truffe on line, cyberbullismo o altre forme di violenza sono altissimi. E soprattutto tra i giovanissimi, che ancora non riescono a cogliere il modo per difendersi da queste trappole e sempre più spesso si trovano coinvolti in situazioni molto pericolose».
Parliamo di percezione della sicurezza: in base a cosa i cittadini valutano questa sensazione? «Io credo, forse andando anche un po' controcorrente, che molto lo faccia l'informazione.
Se si grida all'allarme anche per fatti che non lo sono in maniera così eclatante, inevitabilmente si condiziona l'opinione pubblica e si trasmette un'idea di insicurezza, di pericolo. Accanto a questo c'è da dire che si è sviluppata una maggiore sensibilità da parte dei cittadini,per cui determinate forme di reati, penso ad esempio a quelli ambientali, sono particolarmente sentiti e denunciati».
Sta dicendo che trova questo un territorio collaborativo?
«Assolutamente sì. Peraltro credo che il nostro compito sia,oltre che quello di agire sulla sicurezza nel concreto, bisogna operare anche sulla percezione. Altrimenti si rivelerebbe un percorso fallace».
Come giudica il rapporto tra le istituzioni in provincia di Frosinone?
Mettono in atto quel tanto invocato "fare sistema"? «Sono stata piacevolmente colpita per il rapporto continuativo e costante con le forze dell'ordine. Le confesso che l'ultima telefonata di ieri sera, a tarda ora, è stata quella con il comandante provinciale dei carabinieri. Stesso rapporto stretto di collaborazione con la guardia di finanza e altrettanto con la prefettura: Sua eccellenza, la dottoressa Zarrilli, è una persona molto volitiva ed efficiente, quindi un punto di riferimento fondamentale per noi.Poi voglio anche sottolineare l'attività continua e proficua con l'autorità giudiziaria».
Come la sta aiutando, in Ciociaria, l'esperienza che ha vissuto a Napoli?
«È evidente che il percorso professionale ha una sua inequivocabile rilevanza perché, quando si è fatta esperienza in territori più problematici, si acquista una capacità di percezione e di intervento nelle situazioni che probabilmente è migliore.
È anche vero, però, provenendo da una realtà così complessa, il rischio che si corre è quello di sottovalutare problematiche di minore importanza. Su questo non bisogna cadere perché altrimenti la mission si rivelerebbe un fallimento»