Michele Cialei, arrestato martedì scorso con l'accusa di aver ucciso Armando Capirchio e di averne occultato il corpo, fa scena muta. Si è trincerato in un "no comment" davanti al giudice che ieri mattina gli chiedeva una ricostruzione dei fatti e di indicare il luogo dove era il cadavere del pastore di cinquantotto anni che secondo gli investigatori è stato colpito da uno, forse due colpi di fucile. Cialei, assistito dai legali Camillo Irace e Giampiero Vellucci, non ha fornito alcun elemento per ricostruire la vicenda, né tantomeno per far ritrovare il cadavere. Ha deciso di rimanere in silenzio e non ha collaborato con gli investigatori. La prossima settimana sarà interrogato il figlio dell'arrestato, Terenzio Cialei, indagato a piede libero per concorso in omicidio e sul cui capo pendono seri indizi di colpevolezza nella vicenda. Anche il diciannovenne è assistito dall'avvocato Giampiero Vellucci.

Le ipotesi
L'unica certezza è che manca il cadavere. Gli investigatori, in via precauzionale, hanno addirittura prelevato anche campioni di feci dei maiali di proprietà di Cialei per ricerche di eventuali tracce dello scomparso, non escludendo proprio che possa essere stato dato in pasto agli animali. Per la ricerca del corpo i carabinieri non stanno escludendo alcuna pista, dall'occultamento di cadavere all'interno dei numerosi inghiottitoi che si trovano sul monte Calvo dove sono state trovate tracce di sangue, allo spostamento in qualche località distante dai fatti avvenuti, o per l'appunto, anche se gli inquirenti non lasciano trapelare nulla, di essere stato dato in pasto ai maiali.
Continuano contemporaneamente gli accertamenti tecnico-scientifici da parte del Ris sul materiale già sequestrato e in loro possesso, tra cui l'abbigliamento, i guanti dell'arrestato e alcune pietre.
A incastrare Michele Cialei, secondo la ricostruzione dei carabinieri del Nucleo investigativo del reparto operativo, del Nucleo radiomobile della compagnia di Frosinone e della stazione di Vallecorsa, guidati dal colonnello Fabio Cagnazzo, ci sono delle macchie di sangue, per una lunghezza di venticinque metri su un sentiero impervio nella zona di montagna, appartenenti a Capirchio, le stesse trovate nell'auto, una Punto, dell'arrestato, e su un guanto. Sono questi gli elementi che hanno impresso una svolta alle indagini. Valutato il fatto che l'allevatore stava vendendo dei capi per monetizzare i ricavi.

Il movente del delitto
Tre mucche morte, per le quali il pastore Cialei accusava Capirchio, sarebbe il movente dell'omicidio, oltre a vecchi rancori. Scrive il gip: «È spinto da radicato odio e rancore nei confronti della vittima, fattori questi rafforzatisi ancor più recentemente, atteso che quest'ultimo fosse fermamente convinto che Armando era responsabile della morte di tre sue mucche, avvenute effettivamente nella zona di Pietralunga, tempo prima». Ma anche in passato tra i due c'erano stati contrasti, sempre per lo sconfinamento degli animali (Michele ha le mucche, Armando cavalli e pecore). In una di queste occasioni Cialei era stato ferito alla testa.

La ricostruzione
Di Armando Capirchio si sono perse le tracce il 23 ottobre scorso. A San Simeone, la zona dove abitava, di lui non si hanno notizie. E nemmeno su a Monte Calvo, dove quotidianamente si reca per accudire i suoi cavalli. Il figlio ne denuncia la scomparsa. Una battuta dietro l'altra di carabinieri, vigili del fuoco, polizia locale, volontari con un elicottero, unità cinofile. Ma nulla. Il pastore sembra scomparso nel nulla. Quello che in un primo momento si pensava fosse una scomparsa dovuta a un malore, si è rivelata con il passare dei giorni un omicidio.  La svolta nell'inchiesta c'è stata il 7 novembre. Tracce di sangue su alcuni rami e su diverse pietre lungo il tragitto che Capirchio percorreva solitamente.
L'8 novembre i nomi dei due sospettati, padre e figlio, Michele e Terenzio Cialei, sono finiti nel registro degli indagati. Il cinquantunenne è in carcere, il figlio resta indagato, mentre la famiglia Capirchio non ha ancora il corpo del loro caro su cui piangere.