Tre mucche morte. Per le quali Michele Cialei accusava Armando Capirchio. Sarebbe questo il movente dell'omicidio di Vallecorsa, unito a vecchi rancori. Tra i due – come ricostruito dai carabinieri – anche un anno e mezzo fa c'erano stati forti contrasti, sempre legati allo sconfinamento delle bestie da un'area all'altra e a motivi di pascolo. Vittima e arrestato, del resto, operavano in due zone confinanti in località Pietralunga. In passato Capirchio era stato ferito alla testa.
Anche se il corpo ancora non c'è, il movente ai carabinieri sembra ormai chiaro. Dopo quasi due mesi di ricerche sul posto, in una zona alquanto impervia, con l'ausilio di volontari e dei vigili del fuoco, l'impiego dei cacciatori della Calabria, dei cani molecolari, di elicotteri e droni e del Ris, i contorni del fatto sembrano ormai delineati. Restano alcuni tasselli sui quali si lavora ancora: sul fucile, ritenuto l'arma dell'omicidio, su eventuali tracce di sangue di Cialei sul luogo del delitto, visto che l'uomo ha una ferita a un dito della mano sinistra, forse provocata da una pietra.
Sono le 11.46 del 23 ottobre quando il cellulare viene usato da Capirchio per l'ultima volta. Sarà un indizio fondamentale anche questo, dato che i carabinieri riescono a individuare che il cellulare di Cialei aggancia la stessa cella. «Quel giorno – precisa il tenente colonnello Andrea Gavazzi – e non succedeva mai, Cialei si reca in montagna con un fucile. Noi pensiamo che l'abbia utilizzato per colpire Capirchio. Tutti gli elementi convergono in un'unica direzione».
Le ricerche – come ricostruito dal colonnello Fabio Cagnazzo – si sono concentrate su due fronti, sul ritrovamento del cadavere e, anche con i cacciatori della Calabria, per la ricerca di «tracce che potessero indirizzare le investigazioni». A questo punto non si esclude un nuovo litigio tra i due, con Cialei che torna a casa a prendere il fucile. Un delitto premeditato, per gli investigatori dell'Arma.
Un delitto sul quale non è stato semplice indagare. «Il paese, con i dovuti modi e le cautele, ha collaborato – spiega Cagnazzo – La prima segnalazione importante è venuta proprio da Vallecorsa». Quanto all'arrestato, difeso dagli avvocati Giampiero Vellucci e Camillo Ierace, ha sempre negato. Anzi, come evidenziato dal luogotenente Angello Pizzotti «ha tentato di depistarci. Poi man mano che abbiamo incrociato le testimonianze abbiamo avuto diversi riscontri». La famiglia Capirchio, invece, si è affidata all'avvocato Filippo Misserville.
Dal punto in cui Capirchio sarebbe stato ucciso l'auto può arrivare fino a trenta metri in linea d'aria. Anche per questo i carabinieri ritengono che qualcuno possa aver aiutato Cialei almeno per occultare il corpo. E su questo fronte si scava ancora.

Il pastore di Vallecorsa, Armando Capirchio, è stato colpito da uno, forse due, colpi di fucile. Ha percorso una ventina di metri prima di accasciarsi al suolo. Lo testimoniano le tracce di sangue trovate dai carabinieri. Quelle stesse, secondo i rilievi del Ris, trovate anche nell'auto, una Fiat Punto del presunto aggressore.
Sono questi gli elementi che, ieri mattina, hanno portato i carabinieri di Frosinone a eseguire l'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell'altro pastore Michele Cialei, 51 anni, anch'egli di Vallecorsa. I due utilizzavano due zone confinanti per il pascolo. E proprio i contrasti legati agli animali sarebbero il movente dell'omicidio. A cinquanta giorni dalla denuncia di scomparsa di Capirchio, 58 anni, i carabinieri sono convinti di aver chiuso il cerchio. Ora le indagini si concentrano sul ritrovamento del corpo e sull'individuazione di possibili complici. I militari dell'Arma ipotizzano, data la zona impervia e di montagna dove è avvenuto il delitto, che l'omicida sia stato aiutato da più persone. Intanto, il figlio di Michele Cialei, Terenzio, resta indagato a piede libero per concorso in omicidio.
Le indagini, condotte dal Nucleo investigativo del reparto operativo, coordinati dal maggiore Antonio Lombardi e dal tenente colonnello Andrea Gavazzi, unitamente ai colleghi del Nucleo radiomobile della compagnia di Frosinone e della stazione di Vallecorsa, guidati dal maggiore Matteo Branchinelli e dal luogotenente Angelo Pizzotti, hanno avuto una svolta. A illustrare i dettagli dell'operazione è stato il comandante provinciale dell'Arma, il colonnello Fabio Cagnazzo. Quest'ultimo ha evidenziato l'importanza delle ricerche effettuate sul posto, dei sopralluoghi e dei riscontri alle attività tecniche condotte dal Ris. «Il supporto tecnico è stato fondamentale nell'auto di Cialei – ha spiegato Cagnazzo – dove sono state trovate tracce ematiche di Capirchio. All'inizio la scomparsa sembrava dovuta a un malore fino a quando, grazie all'acume investigativo di Pizzotti, che ha trovato le pietre con tracce di sangue, e alla ricostruzione del Ris, gli elementi probatori hanno permesso di emettere il provvedimento restrittivo».
Il tenente colonnello Gavazzi ha ricordato le difficoltà iniziali. Il fatto che la scomparsa è del 23 ottobre, ma la denuncia è arrivata solo due giorni dopo. «Ma dopo qualche giorno – ha aggiunto – abbiamo trovato le tracce di sangue che ci hanno fatto pensare a un'azione violenta».
«La prima evidenza», come la definisce Gavazzi, è rappresentata dalle diverse tracce di sangue trovate in un terreno impervio dove la vittima portava le bestie al pascolo. È quello il punto, dato gli schizzi trovati su una superficie più ampia, in cui Capirchio sarebbe stato ferito, da uno o più colpi di fucile. Poi – secondo la ricostruzione dell'Arma – per una venticinquina di metri sarebbe riuscito a trascinarsi. Ed è lì che si trovano le altre macchie di sangue trovate nel corso degli accertamenti. Fino all'impatto al suolo e altri schizzi di sangue. Secondo i rilievi condotti dal Ris quello è il sangue di Capirchio. Il cui corpo sarebbe poi stato fatto sparire, probabilmente con l'aiuto di più persone.
Il cerchio comincia a stringersi intorno a Cialei a seguito di alcuni contrasti sorti in passato tra i due e per altri più recenti, per la morte di tre mucche. Entrambi, il giorno della scomparsa di Capirchio sono nella stessa zona, lo confermano le celle telefoniche agganciate dai cellulari. Quindi, quando i carabinieri del Ris trovano tracce ematiche di Capirchio nell'auto, la Punto, in uso esclusivo a Michele Cialei, gli uomini del colonnello Cagnazzo non hanno più dubbi. Il sostituto procuratore Vittorio Misiti che coordina le indagini chiede al gip Antonello Bracaglia Motrante l'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare. E ieri l'arresto.

di: Raffaele Calcabrina