I lavoratori dell'Ideal Standard di Roccasecca non contribuiranno più alla competitività del gruppo, almeno a livello economico: questo vorrà dire il ritorno in busta paga, già da questo mese, della quota che dal 2015 l'azienda tratteneva su ogni stipendio (a partire da 79 euro in base ai livelli contrattuali). Intanto il numero uno della multinazionale, Torsten Turling, rassicura le altre sedi italiane e scarica Roccasecca. Un'altra doccia fredda.

Dopo aver trainato per anni, con il proprio lavoro e i sacrifici anche economici, il gruppo gli artigiani roccaseccani mettono fine al contributo "sostegno della competitività". L'azienda attraverso il presidente Ideal Standard Industriale Srl, Stefano Socci, ha comunicato in questi giorni di aver accolto la richiesta fatta dai segretari Ugl Chimici, Uiltec Uil, Femca Cisl e Filctem Cgil - il primo dicembre durante il primo sciopero - di disdetta , con effetto immediato, dell'accordo sindacale sottoscritto il 22 maggio 2015.

«Nonostante la disdetta si ponga in violazione di quanto previsto dal punto 13 dell'accordo - spiega Socci - la società prende atto del recesso e, fatta salva ogni più ampia riserva, cesserà di effettuare le trattenute di "sostegno della competitività" previste dall'accordo con effetto dal mese di dicembre 2017».

La fine del "sostegno alla competitività" non è la sola comunicazione arrivata dalla multinazionale che sembra non avere intenzione di trattare e ritirare la procedura di mobilità che porterà alla chiusura dello stabilimento il 13 febbraio. Roccasecca verrà chiusa ma i lavoratori del nord possono tirare un sospiro di sollievo: «la procedura non interesserà lo stabilimento di Trichiana, il sito logistico di Bassano Bresciano e la sede amministrativa di Milano», scrive il Ceo Ideal Standard International, Torsten Turling.

La multinazionale va avanti per la sua strada: «La decisione è stata presa dopo mesi di approfondite analisi e la valutazioni di tutte le opzioni possibili - continua Turling - e Ideal Standard ritiene che sia l'unica che consente di assicurare efficienza e competitività all'azienda nel lungo periodo. Siamo consapevoli che questa sia una notizia negativa per tutti, ma fin da ora ci impegniamo a valutare misure che consentano di ridurre l'impatto sociale. La comunicazione rappresenta l'inizio del processo di consultazione, durante il quale è importante che ognuno di noi prosegua come sempre le proprie attività».

Parole che lasciano poco all'immaginazione e che infuocano ancora di più gli animi già tesi dopo il tavolo saltato mercoledì nella sede di Unindustria di Frosinone e in vista dell'incontro del 15 dicembre al Mise.