Per tutti quello legato alla morte di Serena è un mistero lungo oltre 16 anni. Per papà Guglielmo no: «La verità sulla morte di mia figlia la grido da sempre.Ora questo avanzamento mi fa sperare che si stia scavando nella giusta direzione, quella che ho indicato quasi 17 anni fa».«Come ha fatto chi era all'interno della caserma a non sentire le urla di Serena, le sue parole,il tonfo quando è caduta? Sono certo che Serena sia morta all'interno della Stazione dei carabinieri di Arce ha dichiarato a caldo papà Guglielmo Un avanzamento ulteriore, quello che ha portato a iscrivere nel registro degli indagati il maresciallo.Davvero decisivo. Spero che si arrivi al più presto alla chiusura del caso».Sul rientro della salma, attesa a breve ma ancora a disposizione dell'autorità giudiziaria Guglielmo Mollicone è pieno di speranza:«Spero di poter passare il Natale "insieme". Attendiamo nuove disposizioni a breve». Il fatto che la difesa dei Mottola,rappresentati dall'avvocato Germani, non abbia necessità di eseguire ulteriori accertamenti sulla salma, fa ben sperare che la procura possa richiedere il rientro del corpo ancora al Labanof di Milano prima di Natale.

Tutto porta in caserma
Tutto, inesorabilmente, sembra portare ancora una volta all'interno della caserma.
La pista seguita dagli inquirenti è proprio questa: la stessa che in ogni intervista,in ogni pubblico intervento papà Guglielmo aveva indicato senza pause. Senza tentennamenti. Sembra di percorrere un circuito a centri concentrici, quandosi rilegge il delitto Mollicone. Ancor più quando inevitabilmente si affronta il punto di congiunzione più importante: quello legato alla morte del brigadiere Tuzi. E se da un punto di vista giuridico le due inchieste restano ancora separate (affidate a due sostituti differenti: il delitto Mollicone alla dottoressa Beatrice Siravo, quello della morte di Tuzi invece al sostituto Mattei)il fatto che le indagini sul giallo del brigadiere Santino Tuzi non siano state ancora chiuse(dopo la riapertura), lascia intravedere uno spiraglio.«Mio padre non si è ucciso. Si è trovato coinvolto in una situazione più grande di lui legata alla morte di Serena»: parole,quelle della figlia del brigadiere,che hanno anche in questo caso tracciato un'unica traiettoria. Parole che ora hanno il sapore di una verità profetica. E nelle stesse profetiche parole appare chiaro il collegamento diretto con il caso di Serena Mollicone: due casi distinti ma con punti di contatto così importanti che parlare dei due fascicoli in modo disgiunto è davvero difficile tanto da non escludere che possano a breve essere riuniti: tutto dipende da quanto verrà riscontrato grazie alle attività ancora in corso. Tuzi, lo ricordiamo, morì pochi giorni dopo essere stato ascoltato su Serena.
Qualche giorno dopo, sarebbe dovuto tornare in procura per un confronto, ma si tolse la vita (si disse poi) con un colpo di pistola. L'ipotesi iniziale era quella di omicidio, poi derubricata in suicidio. E ancora un nuovo fascicolo per un'ipotesi di istigazione al suicidio. Troppe incongruenze per pensare che sia possibile chiudere il caso come un gesto volontario: la posizione della beretta, l'assenza di impronte sull'arma di ordinanza, la mancanza delle pallottole. E ancora un dettaglio di non poco conto:quella stessa beretta smontata e non restituita all'Arma.