Volti tirati ieri mattina in Procura. Il quarto indagato per il delitto di Serena c'è. E appartiene all'Arma. Si tratta di un sottufficiale che allora prestava servizio come maresciallo ad Arce nel periodo in cui Serena Mollicone, scomparsa il 1° giugno del 2001, verrà trovata cadavere nel bosco dell'Anatrella due giorni dopo dall'apertura delle ricerche. Un passaggio veloce, intorno alle 9.30, all'ultimo piano del palazzo di Giustizia di Cassino, dove c'è l'ufficio della dottoressa Siravo titolare del fascicolo su cui sono puntati gli occhi di tutta Italia, oltre a quelli di papà Guglielmo. A cui si aggrappano le speranze di ogni mamma e ogni papà in attesa della verità, dopo 16 anni, sulla morte di una ragazza di appena 18 anni. Troppo imponente il peso di questa verità. Sarà per tali ragioni che la Procura resta con le labbra serrate. Forse la svolta è davvero vicina e ogni fuga di notizie potrebbe compromettere tutto, sgretolare un lavoro certosino, affidato al tenente colonnello Imbratta della Compagnia di Pontecorvo (ora diretta dal tenente Nicolai) insieme al Reparto Operativo del Comando provinciale, guidato dal colonnello Fabio Cagnazzo. Cinque minuti e il luogotenente Vincenzo Quatrale è fuori dal tribunale: si è avvalso della facoltà di non rispondere. È il quarto indagato, oltre all'ex comandante della Stazione di Arce, Franco Mottola, a suo figlio Marco e a sua moglie Anna accusati di omicidio volontario. Accuse pesanti, quelle che sono mosse anche a carico del luogotenente: concorso in omicidio volontario. Morale, si intende .Per non aver impedito, per non aver visto o sentito (abbastanza), ritengono gli inquirenti. Ma il luogotenente, che ha scelto la via del silenzio, rifiuta ogni accusa. Sono ipotesi tutte da dimostrare e per questo ha scelto di affidarsi all'avvocato Francesco Candido che dovrà capire su cosa possano fondarsi i presupposti che hanno spinto gli inquirenti a scegliere questa strada.
I tempi e i luoghi per farlo saranno quelli dovuti. Intanto va specificato che il luogotenente Quatrale, già meritevole di encomi e ora in forza alla Caserma di Cassino, non è stato sospeso.
La sua iscrizione nel registro è legata a quell'articolo 40 del Codice penale che recita:"Non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo". L'evento da impedire era quello della morte di Serena.
Possibile, si chiedono gli inquirenti, che nessuno abbia visto o sentito? Che nessuno si sia reso conto di cosa stesse accadendo all'interno della caserma? Tuzi qualcosa aveva notato. Il brigadiere trovato cadavere nella sua auto nel 2008, ucciso da un colpo partito dalla sua pistola d'ordinanza, qualcosa aveva sentito. E detto. Dirà di aver visto Serena il giorno della scomparsa, di averla vista entrare all'interno della caserma. Poi, però,dopo essere stato ascoltato in procura e prima di un confronto diretto con il suo superiore, verrà trovato senza vita. Con l'iscrizione nel registro degli indagati del luogotenente Quatrale gli inquirenti hanno blindato l'ipotesi del delitto all'interno della caserma di Arce. Con il suo coinvolgimento morale tutto da dimostrare hanno ribadito un elemento chiave: sono convinti che la studentessa sia stata aggredita all'interno della piccola Stazione. Forse in un alloggio in disuso: sarebbe stata comunque la caserma l'ultimo posto in cui Serena è stata vista entrare prima del suo ritrovamento nel bosco dell'Anitrella con un sacchetto di plastica sulla testa e le mani e i piedi legati. Attesi anche i risultati delle perizie grafiche in corso sui document idella Stazione di Arce: un elemento che andrebbe a chiudere tutto il quadro. In quelle carte, ritengono sempre gli inquirenti,  la presenza (forse falsata,forse camuffata) di Serena. Non più sporadica ma assidua.