«Nell'anno 1926, lunedì 6 dicembre, il Capo del Governo comunicava personalmente al Podestà, commendator Antonio Turriziani, che: "Oggi su mia proposta il Consiglio dei Ministri ha elevato codesto Comune alla dignità di Capoluogo di Provincia".
La Città di Frosinone in quella data memoranda vedeva riconfermato il ruolo di guida che da sempre aveva avuto nei secoli per il territorio e che questa targa vuole eternare a perenne orgoglio e ricordo». Partiamo dalla fine. Dalla targa commemorativa che è stata apposta in piazza VI dicembre. Una targa d'importante valore storico per la città e la provincia di Frosinone. Novant'anni da capoluogo di provincia (il decreto, infatti, è stato emanato nel 1927) sono stati celebrati con un convegno ad hoc che si è svolto ieri mattina nella sala "Domenico Purificato" del palazzo delle prefettura.

Mattinata speciale
Ha fatto gli onori di casa il prefetto Emilia Zarrilli. Sono intervenuti, nel corso della conferenza, l'assessore al centro storico Rossella Testa, tra le promotrici dell'iniziativa e che ha donato al prefetto un quadro raffigurante una cartolina d'epoca degli anni Trenta dell'attuale piazza della Libertà e rinomina all'epoca piazza VI dicembre, gli storici Costantino Jadecola e Maurizio Federico, oltre a Francesca Di Fazio, responsabile dell'archivio storico della Provincia. Suo il documentario dal titolo "VI dicembre 1926: la data memoranda", filmato che è stato proiettato nel corso dell'evento e che ha raccolto unanimi consensi.
Ha coordinato i lavori Angelo D'Agostini, direttore della biblioteca comunale "Norberto Turriziani".

Unità e compattezza
Ad aprire le conferenza è stato il prefetto Emilia Zarrilli: «Celebriamo una data molto importante. Il fine è quello di ricordare il senso di appartenenza e di unità che non deve mai venire meno. E mi rivolgo anche ai più giovani perché saranno loro che dovranno tenere vivo questo spirito. Sottolineo le parole unità e compattezza perché questa provincia è il frutto di due estrazioni diverse: il nord e il sud della provincia. Due anime che non sono contrapposte, ma che sono caratteristiche del territorio».

Una giornata memoranda
L'assessore al centro storico Rossella Testa ha sottolineato l'importanza dell'evento: «Abbiamo voluto, come amministrazione, ricordare e commemorare questa data con lo scopo di dare un esempio alla cittadinanza. Siamo qui anche per fare conoscere e fare "appropriare" i frusinati della propria storia. Anche attraverso la conoscenza il territorio si rafforza. Ci tengo a sottolineare queste parole: "elevato codesto comune alla dignità di capoluogo di provincia". Se noi ripartiamo da queste parole, in futuro, saremo ancora più forti. Stiamo, a tal proposito, portando avanti un piano. Quello di "Frosinone alta", piano di gestione che mira ad uno sviluppo economico, sociale, artistico e culturale di questo territorio. Voglio ringraziare coloro i quali si stanno impegnando per il bene della città. Ricordiamoci sempre che noi siamo un capoluogo di provincia».

Excursus storico
Un video, di Francesca Di Fazio, dal titolo "VI dicembre 1926: la data memoranda", le parole degli storici Costantino Jadecola e di Maurizio Federico hanno permesso di "vivere" quel preciso momento storico. Una comunicazione "improvvisa", termine utilizzato più volte nel corso della conferenza, che ha "scosso" Frosinone. La nomina mediante decreto a capoluogo di provincia. Oneri e onori per un territorio che, precedentemente, era sotto l'egida di Roma. E anche paure per una nuova provincia, in larga parte, composta da braccianti, lavoratori, contadini. Ora i palazzi di governo, i funzionari provenienti da Caserta e da Roma. Il problema abitazioni e del prezzo della vita lievitato. La zona bassa della città che, pian piano, ha preso forma. Una storia, un momento storico, tutto racchiuso nell'ultima parte del video della Di Fazio. Un episodio, vero o immaginato non ha importanza, che vede protagoniste due ragazze che, alla domanda di un vigile, rispondono: «Stiamo cogliendo "minevra"...». E lui: «Basta, ora Frosinone è un capoluogo di provincia e quelle si chiamano "more"». Una delle due, una volta dal padre, riceve un'altra spiegazione: "Frosinone non è più un paesotto. È capoluogo di provincia. Ora si dice "more"». L'immediata evoluzione di un popolo "elevato a capoluogo di provincia". Oneri e onori. Speranze e paure. Ora come allora. Novant'anni dopo.