Mentre il territorio cassinate piange per le centinaia e centinaia di posti di lavoro andati in fumo nel corso del mese di novembre, il 2 dicembre Marchionne ha annunciato il ritorno in Formula Uno di Alfa Romeo, il prestigioso marchio italiano che caratterizza lo stabilimento Fca di Piedimonte San Germano. «Una gran figata» ha detto orgoglioso l'amministratore delegato di Fca e Ferrari commentando il ritorno di Biscione alle corse automobilistiche.
L'Alfa Romeo Sauber F1 Team ha rivelato la livrea della sua monoposto, che sarà spinta dalla power unit Ferrari del 2018. Ovvero motore, ma anche cambio e sospensione posteriore. Il Biscione di Alfa Romeo e il rosso sono sul cofano motore e la monoposto è bianca e rossa. C'è anche la bandiera svizzera, patria della Sauber.
«Il ritorno di Alfa Romeo in F1 è un evento storico, un momento speciale. Per Fca, per l'Italia e per la Formula Uno. Festeggiamo per due motivi: l'Alfa Romeo riporta in pista la sua tradizione gloriosa e restituiamo alla F1 un brand che ha fatto la storia della categoria. Alfa sarà il capo sponsor del team e condividerà risorse tecniche, ingegneristiche ma anche commerciali. Alfa torna in F1 dopo 33 anni, con il futuro sportivo tutto da forgiare. È l'inizio di un progetto. I piloti ufficiali saranno il francese Charles Leclerc, campione mondiale di F2 nel 2017, e lo svedese Marcus Ericsson. Terza guida l'italiano Antonio Giovinazzi. Certamente un orgoglio e un buon ritorno d'immagine per lo stabilimento Fca di Piedimonte San Germano. Ma non basta.

 

Sono trascorsi oramai 35 giorni da quando, il primo novembre scorso, con un semplice sms Fca ha lasciato a casa 532 giovani interinali sul totale degli 832 assunti la scorsa primavera.
A oltre un mese dall'accaduto nessuna comunicazione ufficiale è giunta dall'azienda se non l'accordo siglato con i sindacati il 2 novembre nel quale Fca si impegna a riassumere i 532 mandati ai box se nel primo trimestre del 2018 ci sarà una ripresa del mercato dell'auto in particolar modo in Cina e in America.
Ma oltre agli ormai "famosi" 532, ci sono altri centinaia di ragazzi che la scorsa primavera hanno effettuato le visite mediche e che dovevano essere assunte nel 2018. Difatti il 24 novembre dell'anno scorso Marchionne e Renzi all'unisono, durante la visita alla Fca di Piedimonte annunciavano «1.800 posti di lavoro a Cassino tra il 2017 e il 2018». Ma ora anche il top manager scarica l'ex presidente del Consiglio. «Renzi ha perso qualcosa da quando non è più premier, ma questo è normale. Se si sia comportato bene o meno non saprei nemmeno dirlo: so che la sinistra sta cercando di definirsi come identità, è piuttosto penoso. Spero che si ritrovino».
Parole che seguono di pochi giorni quelle pronunciate da Lapo Elkann, fratello del presidente del gruppo Fca, che sul segretario del Pd ha chiosato: «Si piace troppo, e questo è pericoloso per lui e per noi. È più provinciale di quanto sembra. Renzi non è un Macron, molto più preparato di lui: è un Micron. Meno personalismo e meno egocentrismo; meno voler parlare di tutto e di niente».
Una mancata sinergia che non aiuta il territorio di Cassino dove tutti - dai lavoratori alle aziende - attendono risposte dai vertici di Fca. Ma neanche le aziende dell'indotto riescono a interloquire con la dirigenza di Fca. Anche in queste realtà ci sono tanti interinali ma non conoscendo il piano industriale dei modelli Alfa, e quindi le commesse, le aziende non sanno se confermare o meno tali contratti oppure se procedere con ulteriori licenziamenti. Ma Fca per il momento non parla. Con nessuno. Solo nel primo trimestre del nuovo anno Marchionne renderà noto il piano industriale e gli eventuali nuovi modelli. Fino alla prossima primavera si vivrà dunque di incertezza. Di speranza. Che, com'è noto, è sempre l'ultima a morire. I 300 che sono rimasti in fabbrica sperano di salvarsi grazie all'ondata di pensionamenti che nel 2018 interesserà Fca, ma per tutti gli altri il percorso è in salita. E il silenzio di Fca non aiuta.

di: Alberto Simone