Novant'anni di reclusione. In tutto. Queste le pene decise ieri dal giudice Elisabetta Pierazzi nei confronti dei 12 cassinati coinvolti nella maxi operazione antidroga dell'Arma, la "Storia Infinita" che hanno scelto di procedere con un abbreviato.
La Camera di Consiglio è durata davvero pochi minuti. Poi il giudice Pierazzi ha dato lettura del dispositivo: novant'anni di reclusione, in totale, considerando sia quelli a cui sono condannati gli imputati chiamati a rispondere del vincolo associativo, sia quelli che invece devono rispondere di singole cessioni di droga. Gli imputati, tranne il collaboratore di giustizia Elio Panaccione, c'erano tutti in aula. Volti tesi, qualche mugugno mentre si concretizzavano davanti ai loro occhi gli anni da trascorrere in carcere. Sguardi l'uno verso l'altro, senza parlare. Rispetto alla richiesta delle pene (con oltre un secolo e mezzo di carcere) per la maggior parte delle posizioni la sentenza è apparsa meno pesante di quanto previsto.
Chiari, second i pm Siravo e Calò, i ruoli del cartello che avrebbe gestito la piazza dello spaccio, così come emerso già dall'ordinanza di Lo Mastro. Tutte le posizioni A nove mesi circa dalla importante operazione antidroga dei carabinieri di Cassino si è arrivati a una prima verità giudiziaria. I legali, un pool davvero nutrito (tra cui gli avvocati Fraioli, Corsetti, Maffei, Carbone, Vittorelli, Pascarella, Cassone, Buongiovanni, Naso, Venturi e Giuliano) hanno già nel cassetto l'appello.
Per il gip Pierazzi otto degli imputati sono colpevoli del vincolo associativo, alcuni dei quali chiamati a rispondere anche di singole cessioni; tre di spaccio, di cui uno anche di detenzione di armi insieme a un quarto finito nell'inchiesta solo per il possesso di armi.
Nel dettaglio, le pene stabilite per chi rispondeva del vincolo associativo sono state: per Gennaro Ferreri considerato il dominus dell'intera organizzazione e assistito dall'avvocato Carbone il pm aveva chiesto 20 anni di reclusione mentre il giudice lo ha condannato a 16. Per Elio Panaccione, entrato in un programma di protezione come collaboratore (e per questo già beneficiario di una richiesta di pena sensibilmente diminuita: 7 anni e 4 mesi di reclusione) 8 anni e 8 mesi; Antonio Masucci, ritenuto dagli inquirenti il cassiere della banda (e per il quale erano stati chiesti 16 anni e 8 mesi) è stato condannato a 10 anni e 3 di libertà vigilata; Masucci, assistito da Corsetti, è stato assolto da due capi di imputazione relativi a cessioni di hashish. Luca Carlino, considerato il "guardia spalle", che rischiava 16 anni, assistito da Venturi, è stato condannato a 9 anni più uno di libertà vigilata; Antonio Terenzio,ritenuto il capo area dello spaccio, per il quale erano stati chiesti 16 anni e 8 mesi, condannato a 11 anni e 3 di libertà vigilata; assolto invece da un capo d'imputazione. Per Terenzio, Carlino e Masucci è stata escluso che gli stessi fossero a capo dell'organizzazione nonostante le ipotesi del pm.
Loris Marzella, che avrebbe gestito i pusher locali, rispetto agli 8 anni richiesti è stato condannato a 7 anni e 6 mesi; Andrea Quadrini nel ruolo di "coordinatore della piazza" condannato a 6 anni e 8 mesi; Alan Molto Pavone, ritenuto uno dei pusher (in accoglimento della tesi sostenuta dall'avvocato Grieco in merito al principiodi uguaglianza e proporzionalità delle pene) che rischiava 8 anni e 8 mesi, è stato condannato a 5 nonostante la contestata associazione. Per coloro che invece non sono stati chiamati a rispondere del vincolo associativo: Domenico D'Aliesio (che rischiava 6 anni e 8 mesi) è stato condannato a 5; Riccardo Figliolini a 3 anni. Ferdinando Spada a 6 anni e Omar Vercelli a 2 anni per la sola detenzione di armi.